Jack, ex tenente della polizia militare che vive con poco lontano dalla Grande Mela, è deciso a tornare nella capitale per scoprire perché una misteriosa signora Jacob lo cerca e perché l’investigatore mandato a cercarlo è stato ucciso. Cosa aveva scoperto? Si troverà quindi coinvolto in una caccia all’uomo tra loschi sicari e usurai senza scrupoli.
Che delusione questo Trappola mortale, non per la trama in sé che è abbastanza ben costruita per garantirti una lettura piacevole e intrigante. A non convincermi è stato il personaggio di Lee Child – di cui ho letto alcuni episodi della saga, ma non seguendo l’ordine cronologico.
In questi anni ho imparato a conoscere Jack Reacher, il suo carattere schivo, a volte rude, a volte sfrontato, ma dal cuore d’oro. In questo libro il personaggio è lui, è Jack, ma non ha nulla a che vedere con l’eroe di cui mi sono appassionata. È un bonaccione, i suoi ideali sono sempre gli stessi: la giustizia prima di tutto. Eppure non è il buono per antonomasia, non è il giustiziere solitario integerrimo, ma si lascia offuscare dalle gonne di una donna, da un viaggio in prima classe, da un albergo cinque stelle. Qui è praticamente assente quella sua aria da dannato e solitario, ma così magneticamente carismatica.
In altri romanzi della saga appare come un uomo tutto d’un pezzo, lucido, pronto all’azione e soprattutto perspicace. Intuisce cosa sta tramando il nemico e anticipa le sue mosse. In questo episodio invece lascia che siano gli eventi a risucchiarlo nel vortice dell’azione, sembra quasi che si trovi nel posto giusto al momento giusto. E pure in quel caso, non è che brilli per intuitività e destrezza.
Il combattimento è fatto di tempo, di spazio, di forze contrapposte, come un enorme schema quadridimensionale: il primo passo consiste nel fuorviare il nemico, nel fargli pensare che lo schema abbia una forma completamente diversa.
Ad ogni modo… Che Lee Child sappia scrivere è fuori di dubbio, basti pensare che una volta iniziata la lettura è difficile staccarsene e si va avanti per ore. Quello che però non gli è riuscito in questo Trappola mortale è il ritmo che troppo spesso viene rallentato da una marea di descrizioni di luoghi, di personaggi, di fatti superflui che non aggiungono molto alla trama. E poi l’adrenalina, anche quando è al culmine, non raggiunge neanche lontanamente la tensione vibrante che si registra in altri thriller usciti dalla sua penna.
A sua difesa posso dire che questo romanzo è tra i primi della saga, e questo giustifica la costruzione ancora in itinere del personaggio e uno stile non propriamente maturo dell’autore. Ma crescerà… eccome se crescerà!