Per esaudire un sogno che risale all’età delle medie, Mariangela, Barbara e Silvia sono in partenza per Parigi. Unico intoppo: Manuel, il figlio di Mariangela che si intrufola nei loro programmi e sembra voler a tutti i costi rovinare il soggiorno parigino alle tre amiche.
Risveglio a Parigi: un titolo abbastanza fuorviante visto che di Parigi se ne vede ben poca e di risvegli ce ne sono due e non sono propriamente memorabili. È evidente che quello del viaggio è per Margherita Oggero un espediente per indagare l’animo umano, non solo quello delle protagoniste ma anche quello dei personaggi minori che fanno parte delle vite delle tre donne. Così nel giro di poche pagine e con un passaggio di testimone da un narratore all’altro, scopriamo le disavventure di un padre, di un fratello, di una madre acquisita, di una sorellastra, di un amico gay. Possiamo dire quindi che le tre protagoniste diventano un crocevia per cui passano tante altre vite, con i loro piccoli (e non sempre solo piccoli) drammi personali.
Quello che l’autrice ci racconta in questo romanzo è la vita normalmente problematica di donne comuni, alle prese con le questioni di soldi, di uomini, di figli, del rapporto con i genitori e soprattutto dell’accettazione di se stesse. E tu lettrice – perché non riesco a immaginare per questo libro un pubblico diverso da quello tutto al femminile – ti trovi, pur senza volerlo, a immedesimarti nell’insoddisfazione ora dell’una, ora dell’altra protagonista, e più vai avanti più disperi nel lieto fine (il loro, il tuo).
L’infelicità non manifesta sempre lo stesso vigore, può avere dei picchi improvvisi e apparentemente immotivati, può concedere giorni di tregua, quando giace sepolta sotto problemi da risolvere, decisioni serie da prendere, oppure può costituire il sottofondo sentimentale costante, il background di un tessuto umorale che ci accompagna anche nel sonno. La mia infelicità è perlopiù del terzo tipo: una specie di bestia addomesticata che mi segue ovunque, al lavoro e in vacanza, discreta e misurata, ma capace di unghiate improvvise che aprono ferite che stentano a guarire.
La vita, come il fantomatico viaggio a Parigi, non è come ce la figuriamo a dodici, tredici anni; gli imprevisti ci sono, le speranze disattese anche, e una buona dose di infelicità ce la procuriamo noi stesse con le paure, le incertezze, le debolezze.
Eppure non è tutto così nero come appare; questo Risveglio a Parigi uno spiraglio di felicità lo apre, come le nuvole parigine che si dissolvono su un cielo carico di promesse e possibilità da afferrare al volo.