Dopo la morte della madre, Nikki e Clare iniziano a rimettere in ordine la casa della loro infanzia, rivivendo insieme alcuni episodi che si sono consumati tra quelle quattro mura. Eppure il rapporto tra le due sorelle prende una piega del tutto inaspettata e Nikki dovrà cavarsela da sola per riprendere in mano la sua vita.
Questa è la storia di come ho vissuto la morte di mia madre. Un giorno, in un modo tutto tuo, sarà anche la tua storia.
Un incipit che inchioda alla poltrona. Rispetto al mio primo approccio con la Oates in La donna del fango, questo La madre che mi manca non mi ha lasciato affatto indifferente.
Il tema centrale è quello della perdita di una madre e di come una figlia rimasta orfana è costretta a mettere ordine tra le cose appartenute alla defunta ma anche e soprattutto nella sua vita.
Il vuoto che Nikki si trova suo malgrado a dover colmare è fatto di ricordi, di episodi che riaffiorano nella memoria senza preavviso, flashback su scene di ordinaria vita quotidiana che, rivisti alla luce della perdita, acquistano un valore inestimabile.
Mi si lacerò qualcosa nel petto e cominciò a sanguinare, quando mi chinai su mia madre, quando vidi mia madre in quello stato. Succederà anche a voi, in un modo tutto vostro. Non potete impedirlo, non potete prepararvi, né potete sfuggire. E sanguinerete per molto tempo.
Quello che non ho ancora precisato è che la madre di Nikki, l’amabile e altruista Gwen, muore nel modo peggiore che si possa immaginare per una persona cara: viene ammazzata nella sua stessa casa.
Il romanzo tocca punti di patos che non lasciano indifferenti. Il dolore della protagonista diventa il dolore di chi legge; i suoi rimpianti sono i tuoi rimpianti. I piccoli gesti d’amore tra madre e figlia (i post-it disseminati per casa, i maglioni fatti a mano) sono di una tenerezza che scioglie il cuore.
Tra queste pagine anche uno delle tematiche care alla scrittrice statunitense: la pena di morte, tema appena sfiorato ma che fa intendere la difficoltà di prendere una posizione definita.
Ma il difetto che ho trovato in questo romanzo è che questo coinvolgimento non riesce a rimanere costante per tutto il racconto: se la prima metà è perfetta in ogni sua parte (compresa tra esposizione dei fatti, flashback e considerazioni sul senso di solitudine che prova la protagonista), la seconda metà è più altalenante e meno incisiva. Forse sacrificando un centinaio di pagine, si sarebbe evitata qualche ripetizione e qualche scena non così indispensabile. Nel complesso, una lettura non sempre rilassante ma molto piacevole.