Il commissario Ricciardi e il brigadiere Maione sono chiamati a indagare sull’omicidio di Irace Costantino, un commerciante avido e senza scrupoli. Il primo sospettato è Vincenzo Sannino, partito in cerca di fortuna per l’America anni prima con la promessa di tornare dalla sua Cettina, ora signora Irace.
Con Serenata senza nome. Notturno per il commissario Ricciardi, Maurizio de Giovanni torna a far parlare il commissario solitario, dall’indole schiva ma dal cuore d’oro.
In questo episodio l’omicidio del ricco e insensibile commerciante è quasi lasciato sullo sfondo e, a dire il vero, non ci si mette molto a farsi un’idea di chi ha commesso il fatto. Ma quello che de Giovanni perde in incisività e suspense nella risoluzione del caso, lo guadagna nella resa dei sentimenti. Ecco cosa rende speciale il genere da lui creato. I sentimenti. Non ci sono solo i fatti in ballo, ma ci sono le emozioni: i suoi personaggi sono vivi, le loro passioni sono palpabili.
Gli elementi tipici del giallo (la vittima, il colpevole, le indagini, le prove) sono tutti presenti, ma restano un po’ sfocati, come se il fine superiore fosse un altro: la caratterizzazione dei protagonisti. In queste pagine ritroviamo tutti i personaggi della saga: il fido Maione, il simpatico dottor Modo, la sensibile e timida Enrica, la sensuale Livia, l’informatore Bambinella.
Il libro è pervaso da un senso di malinconia che aleggia dall’inizio alla fine. Quella malinconia che accomuna il commissario Ricciardi e le donne della sua vita (Livia, Elvira, Bianca), ma anche quella che provano il pugile Vinnie Sannino e la sua amata Cettina. E, se pur al margine, non è dissimile il sentimento che lega il femminiello Bambinella e il suo fidanzato Gustavo. Tante solitudini legate insieme da vincoli di amori impossibili, da rimpianti, da sbagli commessi le cui conseguenze sono gravose e senza ritorno.
Di notte, lo sai, o si dorme e si sogna o si è svegli e si sogna ugualmente. È di notte che ci mettiamo di fronte a noi stessi, è di notte che non ci sono scuse.
In particolare il protagonista sembra preso in un vortice di tormento e inquietudine, combattuto tra il lasciarsi andare alle emozioni dettate dal cuore e il trattenersi per non coinvolgere nessuno nell’inferno della sua anima. A perseguitarlo è ancora una volta quel “dono” che lo rende speciale ma in qualche modo condannato all’infelicità: Ricciardi prova sulla sua pelle le ultime sensazioni delle vittime morte in modo violento. Ed è proprio questa sua attitudine che lo rende restio ad aprirsi all’amore. Perciò a noi lettori non resta che aspettare pazientemente il prossimo episodio per capire se e quando si arrenderà allo stato delle cose e sceglierà tra Livia e Enrica.