Samia è una ragazzina di Mogadiscio, con un sogno: correre alle Olimpiadi. La sua non è una semplice passione sportiva, ma diventa ben presto il modo per esprime la sua libertà e indipendenza, in una città dove la libertà è un lontano ricordo.
“Papà, ma tu non hai mai paura della guerra?”.
Lui si è fatto serio. “Non devi mai dire che hai paura, piccola Samia. Mai. Altrimenti le cose di cui hai paura si credono grandi e pensano di poterti vincere.”
Non dirmi che hai paura non è una semplice biografia romanzata scritta per il diletto dei lettori ma è un libro che deve essere un monito per quanti stanno a guardare mentre la libertà personale viene schiacciata sotto il giogo dei regimi autoritari.
Da un giorno all’altro le tradizioni del nostro paese sono cambiate. La terra del sole e dei colori si è trasformata in un campo d’addestramento a cielo aperto per estremisti. Tutti i nostri garbasar, i jamar, gli hijab colorati non andavano più bene. Si potevano usare per lavare il pavimento. Avevamo l’obbligo di indossare il burqa nero, quello che lascia scoperti soltanto gli occhi.
Samia Yusuf Omar corre fin da piccola. Corre per non deludere suo padre, corre per onorare il suo Paese, corre per riscattare le donne che si nascondono sotto al burqa, ma soprattutto corre per realizzare un sogno: partecipare alle Olimpiadi con la bandiera della sua Somalia stampata sulla tuta. Una ragazzina che nonostante la guerra, le minacce e l’integralismo islamico non perde la forza e il coraggio di sperare che il suo sogno possa avverarsi.
Se davvero ci credi, allora un giorno guiderai la liberazione delle donne somale dalla schiavitù in cui gli uomini le hanno poste. Sarai la loro guida, piccola guerriera mia.
E in effetti un piccolo passo la giovane Samia l’ha compiuto. Ha partecipato alle Olimpiadi di Pechino del 2008: è arrivata ultima, è vero, e non ha portato la bandiera della Somalia sul podio, ma ha corso senza veli, libera dalle restrizioni, diventando un simbolo di speranza per tutte le donne islamiche.
Il suo personaggio – anche se in questo caso non è giusto parlare solo di un personaggio letterario – rappresenta il coraggio e la forza di perseverare ogni giorno, a costo di rischiare la vita pur di fare un passettino in direzione del suo obiettivo: la libertà e un futuro migliore.
La storia è indubbiamente una di quelle che fa riflettere, che vale la pena conoscere e che merita di essere raccontata. Il Viaggio di Samia per raggiungere le coste italiane è quello che quotidianamente intraprendono milioni di persone da tutta l’Africa, un fiume di gente che vuole solo vivere serenamente e in pace. Già con Nel mare ci sono i coccodrilli di Fabio Geda, noi lettori siamo stati costretti a vedere e a toccare con mano il dolore di chi si aggrappa disperatamente alla speranza di cambiare il proprio futuro. E se anche il prezzo da pagare è la vita, vale la pena comunque rischiare. Qualcuno ce la fa, qualcun altro no.
Questo libro è stato tacciato di ipocrisia per approfittare della drammaticità della storia per strappare facili consensi, e devo ammettere che qualche volta l’impressione che strizzasse l’occhio al lettore ce l’ho avuta. Questo perché in certi passaggi la scrittura esula dalla sua semplicità per cercare toni più solenni che, mi sono detta, non si addicono al lessico (o al pensiero) di una ragazzina di appena tredici o quattordici anni. Soprattutto nella prima parte del romanzo, il resoconto della situazione socio-politica somala e tutte le riflessioni che questa provoca nella giovane protagonista mi sono sembrati un po’ troppo forzati. Niente che non venga ampiamente ripagato nella seconda parte del romanzo dove la drammaticità della situazione non lascia spazio a considerazioni di tipo linguistico, poiché un lettore medio si lascerà trascinare nel vivo della vicenda.
Il merito che mi sento di riconoscere a Giuseppe Catozzella è quello di aver portato alla luce una storia vera e sconosciuta ai più. E, se anche solo la metà dei lettori andrà a vedere il video di quella ragazzina magrolina, nera nera che corre come una gazzella sul terreno rosso dello stadio di Pechino, avrà colpito nel segno.
Giuseppe Catozzella
Non dirmi che hai paura
Feltrinelli, 2014
pp. 236