Il signor M. è uno scrittore che ha avuto un clamoroso successo raccontando la storia della sparizione (forse dell’omicidio) di un professore. I presunti colpevoli sono la sua ex amante e il suo attuale fidanzato, due ragazzi, due allievi del professore stesso. Anni dopo c’è chi quel romanzo lo detesta perché non racconta la verità di quanto è realmente successo…
La prima cosa che ho pensato iniziando questo Caro signor M. è che Herman Koch è un autore tagliente, che con un pizzico di distacco osserva le mediocrità degli uomini e svela le bassezze dell’animo umano. Anche in questa eccellente prova, non tutto è come sembra e se non si rimani scioccati dal verso che prende la caratterizzazione dei personaggi è solo perché l’autore ha ampiamente abituato i suoi lettori a diffidare delle apparenze, a non credere ai falsi buonismi.
In questo romanzo ci sono due adolescenti accusati di aver fatto sparire un professore, ma più si va avanti nella lettura più le carte si mischiano e diventa difficile distinguere chi sia vittima e chi carnefice. I due ragazzi sembrano così ingenui, eppure… Il professore così rispettabile, eppure…
Bisogna arrivare alla fine per capire dove sta la verità e ricomporre i pezzi del puzzle.
E non è un caso che parli di puzzle: la narrazione è frammentata e i dettagli vengono tirati fuori a poco a poco, in un miscuglio di episodi che non sembrano avere molta attinenza con i fatti – alcuni in effetti non ne hanno, altri (ma questo si scopre dopo) sì.
A rendere più ingarbugliata la vicenda è che quanto viene raccontato è accaduto parecchi anni prima e i tre personaggi sono diventati il soggetto di un romanzo di uno scrittore ormai in declino, il signor M. appunto. Così la narrazione si snoda su piani temporali e inquadra ora un personaggio, ora un altro, con il preciso intento di darne una caratterizzazione psicologica quanto mai dettagliata. È in virtù di questo continuo scambio di punti di vista che il lettore scopre le vere intenzioni dei singoli individui, tutti a modo loro colpevoli di aver fatto degenerare la situazione, tutti con una spietatezza e un inquietante desiderio di rovinare la vita altrui.
In più in questo romanzo ho apprezzato tutti i riferimenti alla letteratura e al modo in cui uno scrittore interpreta i gusti dei lettori, come li studia e indirettamente li giudica, così come il “dietro le quinte” del mondo editoriale: gli incontri di presentazione de libro, le letture pubbliche, le interviste (e rispondere sempre alle stesse domande), le serate di gala e le premiazioni, le rivalità tra colleghi e i falsi complimenti (ma con un occhio sempre teso alle classifiche di vendita).
Personalmente trovo che l’autore olandese sia un gradino sopra a tanti suoi colleghi contemporanei, perché non si dimostra solo un eccellente scrittore ma un attento osservatore che smaschera la mediocrità delle persone.
Detto questo, riconosco che in Caro signor M. qualcosa non ha funzionato alla perfezione: forse troppo lungo, troppi dettagli, una storia abbastanza ingarbugliata. Sta di fatto che nella parte centrale, il romanzo perde mordente, si trascina, rallenta vistosamente il ritmo e certe scene potevano (secondo me) essere tagliate di netto.
Forse non un libro riuscitissimo se paragonato a La cena e a Odessa star – su Villetta con piscina non posso ancora pronunciarmi ma colmerò presto la lacuna. Sicuramente meno immediato, ma con un pizzico di suspense che dà un assaggio del genere giallo in un contesto di analisi psicologica molto particolareggiata.