Nella tranquilla cittadina di Beckford scorre un fiume in cui perdono la vita numerose donne. Ed è proprio il suicidio di sua sorella Nel che riporta in città Julia Abbott, la quale dovrà affrontare i ricordi della sua adolescenza, l’astio della nipote Lena e la verità sulle circostanze che hanno portato alla morte della sorella.
Dopo il successo de La ragazza del treno, Paula Hawkins si gode la scia della popolarità e torna in libreria con un nuovo thriller, Dentro l’acqua.
Il plot è buono e il mistero è intrinseco nella storia della cittadina che assiste impotente alla morte di tante donne accomunate da un irresistibile desiderio di perdersi in quell’acqua che attraversa Beckford, di farla finita con la propria infelicità. Tante donne annegate per libera scelta. Tante, ma non tutte. Perché quelle acque hanno visto anche vite spegnersi in modo violento, spinte dal promontorio per farle tacere una volta per tutte.
In queste pagine troviamo un groviglio di personaggi, ognuno con la propria natura celata agli altri. Tutti potenzialmente colpevoli, tutti con dei fantasmi che riaffiorano dal passato per riportare a galla verità scomode. Ogni capitolo dà voce a uno di questi personaggi permettendo di scavare a fondo negli eventi che hanno scombussolato le singole vite: riaffiorano così dettagli che si uniscono via via a formare un complesso collage, un passettino verso la risoluzione del caso.
Beckford non è un luogo di suicidi. Beckford è il luogo in cui liberarsi delle donne che portano guai.
Se considero la fluidità della scrittura, la capacità di tenere il lettore avvinghiato al groviglio della trama e l’inventiva di aver messo insieme un intreccio intrigante non posso che giudicare Dentro l’acqua un thriller psicologico potenzialmente ottimo. Potenzialmente! Perché non posso non tener conto del fatto che, a lettura ultimata, resta la sensazione che molti passaggi risultano superflui o insoluti. Per non parlare dei personaggi. Tanti. Troppi – la Hawkins ci poteva scrivere due romanzi con tutti questi soggetti – e ce ne fosse uno (e ribadisco, uno) che non abbia scheletri nell’armadio.
Insomma facendo un bilancio tra pro e contro, devo riconoscere che è un libro che mi ha appassionato e che non mi ha dato tregua finché non sono arrivata all’ultima riga (in cui, per inciso, si svela l’arcano).
In definitiva, non brillante come il precedente romanzo, ma un perfetto antidoto alla noia. Ho solo un consiglio per la Hawkins: non strafare!
Paula Hawkins
Dentro l’acqua
Piemme, 2017
pp. 370