Luce e Pietro, dopo molti tentativi falliti, aspettano il loro primo figlio, Lorenzo. Ma da una delle ecografie di routine emerge un fatto preoccupante: il piccolo è affetto da displasia scheletrica. Ai due genitori non resta che dire addio ai loro sogni e alla piccola creatura che non conosceranno mai.
Finalista al Premio Strega 2013, Nessuno sa di noi di Simona Sparaco è un romanzo delicato e umano, che tocca un tema per niente facile: l’aborto terapeutico.
È strutturato come un lungo monologo dove a confessarsi è la protagonista stessa, Luce, parlando di sé, della sua vicenda personale, della difficoltà di prendere una decisione sul bimbo che porta in grembo e che non cresce a sufficienza. Il suo destino è segnato, ha le ore contate. Displasia scheletrica, è il verdetto dei guru della medicina.
Luce tiene una rubrica settimanale in cui ascolta storie diverse (alcune tristi, altre meno), consola, dispensa consigli. È una che ci sa fare con le parole, sa usare frasi ad effetto che colpiscano lì dove devono arrivare. Ma adesso che è lei ad aver bisogno di un consiglio o solo di qualche frase che possa alleviare il suo dolore e il suo senso di inadeguatezza, non le trova da sé e non ha chi gliele dica. È sola. Si sente sola.
Vorrei poter comporre la frase giusta da spedire a me stessa. Metterci dei punti, delle virgole, magari una citazione. Dare un senso a ciò che un senso non può averlo. Ma recupero soltanto pensieri sgrammaticati, brandelli di logica, relitti di parole naufragate che mi galleggiano nella mente.
E se tanto dolorosa è la scelta di concedere al piccolo Lorenzo una morte senza sofferenza, altrettanto doloroso è il dover andare a Londra a portare a termine la gravidanza perché in Italia l’aborto praticato dopo la ventitreesima settimana è una pratica illegale.
La vita non è sempre un dono, mi sta dicendo, e non è neanche un dovere. Se siamo qui, ora, significa che in qualche modo ci è stata data la possibilità di scegliere. Un altro tipo di dono, sì. Per quanto assurdo possa sembrare, quello di una morte senza agonia. Lasciare che nostro figlio si addormenti senza aver visto altro che il mondo dentro di me.
Così come è doloroso tornare a casa ed essere faccia a faccia con il dolore.
Gli amici si tengono in disparte. Un dolore come il nostro annichilisce, coglie impreparati.
Non servono molte parole a descrivere questo libro. È un pugno allo stomaco così travolgente che senti il dolore di Pietro e Luce, senti la delusione e la rabbia, senti il dolore e il senso di solitudine, senti il peso della decisione che nessun genitore è preparato a prendere. Da leggere!