Nathan è un sessantenne che ne ha superate tante, compreso un cancro ai polmoni, ed è intenzionato ad aspettare la morte nel quartiere in cui è nato, Brooklyn. Quello che Nathan non sa è che avrà ancora molto da dare agli altri prima che la sua fine sia segnata.
Follie di Brooklyn inizia con una precisa descrizione del protagonista e io narrante, Nathan Glass, tanto per dare a noi lettori un quadro preciso della persona con cui stiamo per fare conoscenza: un personaggio cinico, a volte scontroso e burbero, che fa di tutto per risultare antipatico così da essere lasciato in pace. Ma il suo progetto è destinato a fallire perché la vita ha in serbo per lui tutta un’altra conclusione, costringendolo a non gettare la spugna e a rendersi ancora utile a qualcuno.
Essendo vivo, dovevo trovare un modo per ricominciare a vivere; ma anche se non fossi vissuto, ero costretto a fare qualche cosa di più che mettermi a sedere e aspettare la fine […] Dovevo tenermi occupato. Alzare il culo e muovermi.
Ecco perciò che è costretto a rituffarsi a capofitto nella vita, a riscoprirsi pieno di voglia di agire, di reinventare passo passo la propria strada, una strada non battuta ma che dà forti scossoni che fanno bene al cuore. “Si chiude una porta, si apre un portone”, si dice. Beh, il portone di Nathan è suo nipote Tom, l’irrequieta Aurora fuggita con la piccola Lucy, l’ostile figlia Rachel e l’amico libraio gay Harry. Insomma, una vita piuttosto movimentata per un uomo che ha deciso di aspettare buono buono la sua ora!
I personaggi di questa storia sono persone semplici, comuni, alle prese con le sventure quotidiane, tutti moderatamente infelici e rassegnati alle delusioni piccole e grandi che aspettano dietro l’angolo, ma che devono trovare il loro posto nel mondo.
Perché non è di questo che stiamo parlando? Di un sogno, un sogno folle di abbandonare angosce e preoccupazioni di questo mondo infelice per creare un mondo nostro. È una scommessa azzardata, certo, ma chi può dire che non si avvererà?
Una storia positiva dunque, una storia di scoperta di sé e di rinascita. Eppure una nota amara c’è ed è lì, in agguato: l’11 settembre, il giorno che cambierà le loro vite. Ma a noi lettori non è dato sapere in che modo questo avverrà, dato che la storia si conclude ad appena quarantacinque minuti dallo schianto del primo aereo contro la Torre nord del World Trade Center.
Follie di Brooklyn è un romanzo sulla vita che, quando meno te lo aspetti, ti dà una seconda chance e ti rimette in gioco, ti fa godere appieno e ti prepara ad accettare la sfida successiva.
Questo è il primo libro di Paul Auster che leggo e posso dire che è stata una scoperta, una piacevole scoperta.
Paul Auster
Follie di Brooklyn
Einaudi, 2007