Da un giorno all’altro, Margherita e la sua famiglia vedono comparire di fronte a casa un enorme cubo specchiato, circondato da un prato sintetico. Così la loro vita, a contatto con i nuovi vicini, cambierà radicalmente.
Margherita Dolcevita è un romanzo divertente e dissacrante in cui la giovane e brillante protagonista sembra essere l’unica portatrice dei valori che contano. Quasi quindici anni, una matassa di capelli ricci, qualche chilo di troppo e un piccolo difetto cardiaco: questa è l’eroina che porterà avanti la sua battaglia a dispetto di tutto e tutti. I suoi nemici dichiarati sono i membri della famiglia Del Bene, i nuovi vicini di casa, simbolo del consumismo, dell’omologazione, del potere incondizionato, dell’importanza della forma a dispetto del contenuto. Un morbo quello portato dai Del Bene così infetto da contagiare anche i genitori di Margherita che si lasciano abbindolare, perdendo l’individualità che li ha sempre contraddistinti.
Quando i bambini crescono e diventano adulti, capiscono subito che quello che gli avevano detto da bambini non è vero, eppure riciclano ai loro figli l’antica bugia. E cioè che tutti vogliono consegnare ai bambini un mondo migliore, è un passaparola che dura da secoli, e il risultato è questa Terra, questa vescichetta d’odio.
Perciò io, che sono una bambina in scadenza, penso:
a) che i grandi non hanno più nulla da insegnarci;
b) che sarebbe meglio se noi prendessimo le decisioni, e i temi scolastici contro la guerra li scrivessero loro;
c) che dovrebbero smettere di fare i film dove la giustizia trionfa e farla trionfare subito all’uscita del cinema.
Ebbene sì, sono polemica.
Un romanzo scanzonato, divertente e piacevolissimo da leggere. Ma non è dilettare il lettore lo scopo ultimo di Benni: dietro a tanta goliardia, si racconta la perdita della spensieratezza tipica dell’infanzia e l’accettazione del mondo degli adulti, dove non c’è più posto per i giochi e per le bambine di polvere. È evidente come Benni tenga il dito puntato contro la corruzione che dilaga nel mondo di oggi, ipertecnologico e botulinizzato.
L’unico difetto di questo libro è il finale, giustamente apocalittico e nefasto, ma troppo sbrigativo.