Un giorno in cui New York è sommersa dalla neve, Richard tampona accidentalmente la macchina su cui viaggia Evelyn, una giovane ragazza che spaventata scappa via. Poche ore dopo sarà lei a bussare alla sua porta e lui, per aiutarla, coinvolgerà la vicina di casa, dando il via a un’avventura sopra le righe.
Isabel Allende torna in libreria con Oltre l’inverno, un romanzo dove il presente diventa spunto per ripercorrere fatti drammatici del passato, e il futuro si apre a opportunità consolatorie e di riscatto.
I tre personaggi di questa storia – Lucía, Richard ed Evelyn – ne hanno passate tante nella vita e per puro caso si ritrovano a condividere un’esperienza che li segnerà profondamente, facendo loro ritrovare la fiducia in se stessi e negli altri.
Ed è proprio da quell’inverno che dà il titolo al libro che i protagonisti devono uscire: un inverno del cuore, dei sentimenti che sono atrofizzati sotto una coltre di autocommiserazione, paura di aprire il proprio cuore all’altro, paura di essere ferito ancora e ancora.
L’incontro di questi tre personaggi diversissimi per cultura e per esperienze personali crea lo spunto per analizzare i problemi dei loro paesi d’origine.
La Allende torna a parlare del suo Cile e del periodo tremendo che ha travolto i suoi connazionali negli anni della dittatura di Pinochet e che resta una ferita ancora aperta, per via della questione dei desaparecidos.
L’autrice cilena non manca di trattare anche della situazione del Guatemala, dove la Mara Salvatrucha – organizzazione criminale diffusa nell’America centrale – semina morte e violenza costringendo alla fuga chi ne diventa un bersaglio facile.
Tanti, quindi, i temi delicati toccati in queste pagine a cui si accompagnano quelli ancora oggi all’ordine del giorno negli States, quali la corruzione, l’emigrazione e lo sfruttamento dei clandestini.
Ma è con l’analisi dei sentimenti che la Allende riesce al meglio: in questo caso è l’amore senile, quindi presumibilmente a breve termine, che esige un’urgenza della condivisione.
“Poi arrivi tu e mi dai il permesso di affliggermi per le mie perdite, di ridere della mia goffaggine e di piangere come un bambino.”
“Era ora, Richard. Basta rotolarti nelle pene del passato. L’unico rimedio per tutte queste disgrazie è l’amore. Non è la forza di gravità a mantenere in equilibrio l’universo, ma quella adesiva dell’amore.”
Insomma, anche se quella della Allende può per certi versi considerarsi una scrittura impegnata nel sociale, il suo modo lieve di raccontare la tragedia non appesantisce la lettura ma è un valore aggiunto ad un romanzo che altrimenti sarebbe una banale storia d’amore mascherata da thriller.
Quello che manca rispetto alle precedenti opere è quel pizzico di magia fatta di superstizioni, amuleti e piccoli riti propiziatori che l’autrice si porta dietro dalle origini cilene e non disdegna di condividere con i suoi lettori. Questo è uno dei motivi che mi fa pensare che Oltre l’inverno sia un libro molto lontano da quelli scritti in precedenza – in special modo quelli degli esordi – ma più riuscito e più incisivo rispetto a Il quaderno di Maya, dove già si respirava aria di cambiamento.
Isabel Allende
Oltre l’inverno
Feltrinelli, 2017
pp. 297