Sono passati vent’anni da quando Julius è morto in circostanze misteriose ma eroiche. La moglie Esme e le figlie Cressida ed Emma non hanno fatto i conti con il dolore per quella perdita, ma lo faranno nei modi più strambi in quello che nelle loro intenzioni doveva essere un normale weekend di famiglia.
Dopo aver sentito molto parlare di Elizabeth Jane Howard e della sua saga dei Cazalet, mi sono incuriosita ed eccomi qui a parlare dell’ultima opera pubblicata da Fazi Editore, All’ombra di Julius.
Il romanzo, uscito in Italia a oltre 50 anni dalla sua pubblicazione, racconta la storia di una famiglia inglese che, dopo vent’anni dalla scomparsa del capostipite, si trova a dover fare i conti con quella perdita e con le menzogne e i segreti che hanno custodito per tutto quel tempo.
Esme sospirò. Era il fremito dell’attesa, del rimorso, del pericolo, del desiderio. Per lei era pura vita, quella tensione fatta di struggimento, segretezza, menzogna.
Il tutto avviene nel lasso di tempo di un weekend, in cui Esme, la vedova di Julius, e le due figlie Esme e Cressy rivivono a modo proprio gli avvenimenti che hanno deviato il corso delle loro vite.
Le prime cento pagine sono una presentazione di tutti i personaggi principali, una presentazione molto accurata che ne delinea la psicologia mettendo in scena gli eventi salienti del loro passato. Con questo espediente, noi lettori entriamo nel vivo della narrazione coscienti di quali siano i presupposti di questo incontro fondamentale ma quanto mai sopra le righe. A fare da collante tra le tre donne, saranno infatti due personaggi tutt’altro che marginali: l’ex amante di Esme, Felix, che se l’è data a gambe levate appena il suo rivale è uscito di scena, e Daniel, completamente estraneo alle vicende di famiglia ma che ne resterà profondamente coinvolto.
È in questo clima festoso e di grandi aspettative che si apre l’incontro: una cena coi fiocchi (menu luculliano e fuochi d’artificio compresi), durante la quale succede l’impensabile.
Il romanzo passa in un istante dall’essere una leggera commedia degli equivoci ad un dramma ibseniano su cui aleggia una coltre di nostalgia, di rimpianti e di profonda amarezza.
Per la prima volta da quando era morto, desiderò ardentemente che Julius fosse lì con lei e non in una tomba, distante, inaccessibile…
Personalmente ho trovato davvero coinvolgente la prima parte, dove l’analisi dei singoli personaggi denota l’indubbia capacità della scrittrice britannica a scavare in profondità; al contrario, ho apprezzato meno l’epilogo, che per certi versi si è rivelato la fiera dell’assurdo (in primis il rapporto tra Emma e Dan) e nel complesso mi è parso poco credibile. Paradossalmente, il personaggio a cui mi sono più affezionata è Julius che di fatto non compare mai, se non come riflesso dei giudizi degli altri.