Nell’estate del 1987 il ventiquattrenne americano Oliver viene ospitato in Italia dal professor Perlman, suscitando da subito l’interesse di Elio, il figlio diciassettenne del padrone di casa. Il rapporto che si instaura tra i due ragazzi è destinato a lasciare forti strascichi nella vita adulta di entrambi.
Pubblicato dieci anni fa ma riportato in auge dopo l’enorme successo che ha riscosso il film di Guadagnino, Chiamami col tuo nome è un romanzo a tratti romantico, a tratti drammatico.
Il romanzo si divide in quattro parti in cui sono scandite le fasi dell’innamoramento di Elio: negazione, desiderio, passione e nostalgia.
La prima parte del romanzo è incentrata su una serie di viaggi mentali che forse solo una persona romantica può capire: quel tonfo allo stomaco per una scena che è accaduta solo nella mente di chi sogna ad occhi aperti; un contatto fantasma che lancia scariche elettriche; sogni notturni così vividi da lasciare una sensazione persistente di vissuto.
L’adolescenza con tutta la sua gamma di emozioni, vergogne, insicurezze, paure, pulsioni sessuali: questo è il leitmotiv che ci porta a esplorare la psiche del giovane protagonista, che sente il fuoco crescergli dentro.
Fuoco che è paura, che è panico, un altro minuto così e morirò se non bussa alla mia porta, ma piuttosto che bussi adesso è meglio che non bussi mai […] Fuoco che è una supplica, ti prego, ti prego, dimmi che mi sbaglio, dimmi che mi sono immaginato tutto, perché non può essere vero anche per te, e se invece è vero anche per te, allora sei l’uomo più crudele al mondo.
E poi l’attesa, il desiderio che cresce e l’idea sempre più nitida che qualsiasi sentimento sia meglio dell’indifferenza dell’amico, perfino la pietà.
Ma è quando si arriva al tanto atteso incontro dei loro corpi – appena uno sfioramento di piedi – che ogni pagina del libro viene intrisa di una carica erotica: allusioni, gesti, ammiccamenti, carezze, fino all’inevitabile atto sessuale, tutto serve a far salire alle stelle l’atmosfera densa di piacere fisico.
Personalmente avevo aspettative altissime su questa lettura e devo ammettere a malincuore che il libro non mi ha entusiasmato come ha fatto con critica e pubblico. André Aciman tratta un tema che ancora oggi è considerato da molti un tabù, un fatto quasi scandaloso. Ma non è il tema in sé che a me non ha convinto, ma il modo brutale di parlarne.
Mi aspettavo un romanzo più romantico, più dolce, e mi sono imbattuta nel racconto delle turbe erotiche di un adolescente che ha invariabilmente rapporti etero e omosessuali e che fa giochetti perversi con tutto ciò che gli capita a tiro. Sarò diventata bigotta io ma penso che certe scene fossero eccessivamente esplicite, perfino fastidiose.
Stilisticamente ho trovato che il ritmo non è costante, a tratti troppo lento, a tratti precipitoso, ma nel complesso la cosa non mi è dispiaciuta.
Nota assolutamente positiva, che probabilmente vale da solo la lettura di questo romanzo, è il confronto tra il protagonista e suo padre, un confronto davvero edificante che trasmette un messaggio di apertura mentale e soprattutto di amore incondizionato di un genitore per il proprio figlio.
Come vivi la tua vita sono affari tuoi. Ma ricordati, cuore e corpo ci vengono dati una volta sola. La maggior parte di noi non riesce a fare a meno di vivere come se avesse a disposizione due vite, la versione temporanea e quella definitiva, più tutte quelle che stanno in mezzo. Invece di vita ce n’è una sola, e prima che tu te ne accorga ti ritrovi col cuore esausto e arriva un momento in cui nessuno lo guarda più, il tuo corpo, e tantomeno vuole avvicinarglisi.