Alessandro è un bambino dal genio mancato, orgoglio dei suoi genitori. Ma siamo nel 1938 e le Leggi razziali gli impediscono di continuare gli studi nella sua scuola perché la famiglia è ebrea. Inizia per i Rimon un periodo di grandi tensioni, di scetticismo e infine di consapevolezza del pericolo imminente.
Questa sera è già domani, vincitore del Premio Strega Giovani, è un romanzo familiare che si colloca nel periodo storico più buio della storia italiana. Ispirato alla vicenda personale del marito della scrittrice Lia Levi, Luciano Tas, la storia si propone come un romanzo di formazione dove il protagonista, Alessandro, farà il suo processo di crescita dovendo superare non solo i normali ostacoli di un ragazzo della sua età, ma anche quelli ben più ostici che la Storia gli metterà di fronte.
I provvedimenti contro gli ebrei continuavano a cadere a scansione lenta, come quei goccioloni radi ma già carichi che preludono alla tempesta. Si ritrovarono fradici senza neanche essersene accorti. Le Leggi diventarono operative ancor prima che fossero pubblicate.
Con l’ascesa del fascismo e soprattutto con le persecuzioni degli ebrei, la vita per il protagonista si fa sempre più dura e il futuro più incerto. I suoi genitori, Marc ed Emilia, sono combattuti tra la paura e quindi il desiderio di scappare e l’illusione (poi disillusa) che in Italia non si sarebbero verificati i gravi episodi accaduti nel resto di Europa. Se all’inizio la convinzione generale è che “discriminare non è perseguitare”, alla fine la realtà dei fatti li costringerà ad aprire gli occhi.
Attraverso i discorsi degli adulti e i pensieri di questo ragazzino – che alla fine genio non è, ma sveglio lo è, eccome – scopriamo le grandi manovre della politica mondiale: l’inizio della guerra, i bombardamenti di Parigi, il disastroso attacco in Grecia, la battaglia di Stalingrado, lo sbarco degli americani.
La storia della famiglia Rimon non è la storia di una deportazione, dell’inferno dei lager, delle camere a gas, ma non per questo è meno penosa o meno degna di essere raccontata. È piuttosto la storia di chi è riuscito a scampare a quel viaggio verso la morte, ma ha comunque vissuto nel terrore, cercando di mantenere viva la speranza, cercando di scampare alle bombe che piovono dal cielo, cercando di oltrepassare il confine e cercare asilo in territorio neutro.
Come ho detto, quello raccontato da Lia Levi è solo una tra le tante vicende che hanno preso il via in quel 1938, data della promulgazione delle Leggi razziali, e se questo libro può servire a tener vivo il ricordo delle violenze, delle umiliazioni e delle sofferenze che hanno vissuto i nostri antenati ben venga.