Caterina ha una vita normale: è proprietaria di una pasticceria, è fidanzata con Giancarlo da molto tempo, ha un paio di amiche sincere. Ma qualcosa le manca, e quel “qualcosa” le arriverà in modo imprevisto solo accendendo la radio.
Accendimi, l’ultimo romanzo di Marco Presta, è una favola dei nostri giorni che vuole essere uno sprone al raggiungimento della propria felicità.
Caterina è una donna realizzata ma non felice. Cerca qualcosa che la porti altrove, che la innalzi dalla normalità della vita quotidiana, che le faccia scoprire la felicità più vera.
A mio avviso, il conduttore radiofonico de Il ruggito del coniglio cade un po’ troppo nel banale. I suoi sono personaggi troppo stereotipati: la buona per eccellenza, disposta a rinunciare a tutto pur di aiutare gli altri; il fratello egoista che non ha remore a pretendere un tale sacrificio; il fidanzato noioso; il pretendente opprimente e opportunista; l’amica ruffiana e seduttrice, pronta a girare i tacchi quando la situazione non le conviene più; quella troppo debole per essere d’aiuto alla figlia problematica o all’amica disperata; la collaboratrice che si fa carico dei suoi problemi economici. E poi c’è la Voce. Il principe azzurro in formato radiolina portatile. L’uomo dei sogni che dice la cosa giusta al momento giusto, che sa ascoltare veramente, che conquista solo con il calore delle sue parole, che è presente quando serve (e scompare quando non se ne ha più voglia!)
– …è solo stanchezza, non c’è da preoccuparsi. Non quella bella stanchezza sana che ti aggredisce dopo che hai lavorato duro, quella che ti fa dormire come un ferro da stiro per dieci ore. È una stanchezza fatta di occasioni mancate, di piccole delusioni, d’insoddisfazione. Non c’è sonno che basti, in un caso come il tuo. Però non allarmarti, le cose possono cambiare da un momento all’altro. Guardati intorno, accetta l’inverosimile e, soprattutto, tieni le orecchie aperte…
Probabilmente il segreto per apprezzare questo romanzo è proprio quello di accettare l’inverosimile, lasciarsi andare alla magia della storia e cercare di trarne qualche insegnamento da mettere in pratica nella propria vita. Certamente, non aspettando che sia una voce alla radio a sistemare le questioni irrisolte o quelle che si vuole archiviare una volta per tutte.
Purtroppo, benché nella seconda parte il libro mi abbia coinvolto realmente, ho trovato che nel complesso Presta sia scivolato talvolta nell’umorismo forzato e tal’altra nel buonismo a tutti i costi, perdendo quella vena cinica ma esilarante che avevo tanto apprezzato in Un calcio in bocca fa miracoli.