Siamo nel 1799 quando i fratelli Paolo e Ignazio decidono di trasferirsi a Palermo per far ingranare la loro attività, il commercio di spezie. E ci riescono: in breve si ingrandiscono, diversificano l’offerta e il denaro si accumula. A seguire le loro orme e a portare avanti gli affari di famiglia ci penserà Vincenzo e con lui Casa Florio diventa un vero e proprio impero economico.
Con I leoni di Sicilia, Stefania Auci porta in scena la storia di una delle famiglie più importanti della Sicilia, i Florio, mescolando alla perfezione fatti storici e romanzati; ma sono le emozioni le vere protagoniste di questo appassionate romanzo.
Paolo e Ignazio. Sono loro i precursori, sono loro a sognare in grande e a gettare le basi di un’attività commerciale che frutti. Calabresi trapiantati in una Sicilia per certi versi ostile ma carica di opportunità, i fratelli Florio non hanno paura di sfidare i commercianti concorrenti. Sgomitando, si fanno strada, con educazione e rispetto, ma senza mai dar segno di servilismo.
Morto Paolo, è il figlio Vincenzo a subentrare nella ditta di famiglia. È un ragazzetto che cresce in fretta, che ha imparato il mestiere dallo zio Ignazio ma non ha il suo temperamento mite, è spigoloso e brusco. “Il fuoco e l’acqua” sono. Ignazio è la prudenza, sa che pestare i piedi a qualcuno non porta a niente di buono e che non bisogna vendicarsi delle cattiverie altrui alzando le mani ma sventolando denaro in faccia a chi li disprezza. Vincenzo invece è irruente, pensa in grande, ha conosciuto il progresso in Inghilterra e lo vuole importare a Palermo.
Seppur caratterialmente molto diversi, zio e nipote hanno qualcosa dentro che li accomuna, una malinconica tristezza che mozza il fiato: per Ignazio è il senso di colpa per un sentimento vissuto di nascosto, che gli ha rubato il futuro impedendogli di farsi una famiglia tutta sua; per Vincenzo è il ricordo di un amore di gioventù, a causa del quale ha subìto umiliazioni e disprezzo. Sì, perché non bastano i soldi accumulati, non basta il nome che ormai è sulla bocca di tutti, non basta avere domestici, bei vestiti e gioielli costosi. Nel DNA dei Florio c’è scritto che sono facchini, figli di facchini, e tali resteranno qualunque sia l’ammontare dei loro guadagni.
Anche se gli inizi erano stati durissimi, anche se la fatica era stata tanta, anche se lui per primo si era annullato per garantire a Vincenzo, Giuseppina e Vittoria un certo benessere, lui, Ignazio era felice. Aveva lavorato tanto, e lo aveva fatto con gioia.
Invece Palermo si era rivelata infida. Gli aveva dato tanto, gli aveva tolto tanto. Con lei i conti non potevano tornare.
Unico erede della ditta, Vincenzo è il simbolo della modernità. Con lui la drogheria diventa un impero economico che va dal commercio delle spezie al marsala, dall’esportazione di zolfo all’innovazione del tonno sott’olio, dalla compagnia di navigazione alla fabbrica di armi. Grazie a lui nasce Casa Florio.
Per quanto riguarda l’universo femminile, due soli esemplari spiccano in questa famiglia.
La prima è Giuseppina, la moglie di Paolo, trascinata contro la sua volontà a Palermo ma che non si abituerà al cambiamento: è come un fiore che trapiantato sopravvive, ma non sboccia mai. In lei maturano la rabbia per un marito che non ha scelto e che non ha mai saputo apprezzare e il rancore verso se stessa per non essere stata una moglie premurosa. In seguito sarà la disapprovazione per le scelte sentimentali del figlio a tenere vivo odio e rancore.
L’altra è Giulia, una donna che ha saputo ingoiare le umiliazioni, che è andata dritta per la sua strada senza curarsi dell’opinione della gente, e tutto per realizzare il suo sogno più grande: stare al fianco dell’uomo che ama. Una donna rivoluzionaria a suo modo, che non ci sta a farsi scegliere il futuro dal padre e dal fratello, che cammina a testa alta nonostante il vociare delle malelingue, che persevera e ottiene ciò che vuole e che le spetta di diritto, essere la signora Florio.
C’è poi un’altra protagonista femminile, di una luminosità accecante, brulicante di vita: è Palermo con la sua calura soffocante, con i riflessi del mare, con i profumi di salsedine, di pescato, di spezie che si mischiano al puzzo degli scarti del pesce. È una terra che ha subìto l’invasione normanna, che è stata invasa dai rivoltosi, che è passata di mano in mano: prima i Borbone, poi i Savoia. È questa la terra che regala fama e potere ai Florio, i quali sapranno capire dove soffia il vento e trarne benefici per il proprio tornaconto economico e sociale.
Quella raccontata dalla Auci, è una saga familiare che coinvolge dalle prime pagine, che ti fa affezionare ai suoi personaggi, ma che soprattutto trasmette emozioni indescrivibili.