Deluse dai rispettivi uomini – Manuel, Carlos e Tiago – Ofelia, Margarida e Maria Do Ceu cercheranno ognuna a proprio modo di mandare avanti la propria vita, a volte arrancando, a volte annullandosi, altre riuscendo a fare del proprio meglio.
Con il suo Ovunque io sia, Romana Petri tocca delle corde molto profonde del lettore che si intrufola nella vita dei suoi personaggi. Dona Ofelia, Margarida e Maria Do Ceu sono le protagoniste di un’avvincente quanto cruda storia di tradimenti e di promesse disattese.
Tre donne segnate da un destino simile, tre donne tradite dal proprio uomo, ma solo una, Maria do Ceu, ha saputo reagire e affrontare a testa alta le difficoltà che da quell’abbandono sono scaturite. È lei l’eroina di questa storia, è lei che non dimentica gli errori commessi dalle sue due madri, Margarida e Ofelia, e che ha scelto di combattere per i suoi figli da sola, senza lasciarsi andare a sentimentalismi inutili. Una donna moderna, una madre coraggio che nonostante qualche comprensibile cedimento tira fuori una forza immensa che neanche sapeva di avere.
Dal canto loro, Dona Ofelia e Margarida sono vittime dei loro stessi sbagli ma, mentre la prima si arrende alla vita combattendo una battaglia silenziosa ma inutile con il marito, l’altra fa del suo meglio per il bene di sua figlia ma finisce per trascorrere la vita aspettando il ritorno di un uomo che le ha spezzato il cuore, facendo di quell’amore un mausoleo da venerare e da rispettare ogni giorno.
Il romanzo è costellato di storie di tradimenti, come a voler dire che gli uomini di ogni epoca e status sociale sono uguali e finiscono per cedere ai piaceri del corpo. Ma è il carattere e la forza d’animo delle donne tradite a fare la differenza. C’è chi si adatta a fare la donna cornuta, chi vive nel ricordo e chi ha deciso di non soccombere al dolore e di rimboccarsi le maniche.
Ma non c’è solo l’amore tradito; c’è l’amore filiale, una nostalgia malinconica, legata alla perdita della madre, che è per tutti, in ogni tempo e in ogni luogo, un addio senza fine e senza consolazione.
Per quanto tempo avrebbe continuato a dirle addio? Non basta nessun tempo per dire addio alla madre. Una madre muore, ma non sarà mai morta quel giorno, continuerà a morire. Il figlio si farà vecchio e lei continuerà ad andargli dietro, a chiedergli un altro addio, come se alla fine, anche la moltiplicazione dei congedi fosse un modo per non separarsi mai del tutto.
Una saga familiare tutta al femminile dove gli uomini sono egoisti, vigliacchi, arrivisti o hanno rinunciato agli ideali a favore del denaro e del potere. Non ci fanno un figurone gli uomini della Petri, diciamolo. Solo Vasco, figlio di Maria Do Ceu e narratore ideale della vita di queste tre donne, è un personaggio positivo, il simbolo della speranza di una redenzione del genere maschile tout court ed è a lui che viene affidato il messaggio finale della madre:
Se andasse al peggio, non farti ingannare da chi ti dirà che starò meglio lì dove sarò andata a finire, perché certo, da qualche parte andrò, ma ricordati, ovunque io sia, io continuerò a stare anche qui, e vedrò e saprò quello che farai.
Ovunque io sia è un romanzo potente, scritto con un linguaggio limpido, senza pretese ma di effetto emotivo impareggiabile. Le oltre seicento pagine scorrono una dopo l’altra freneticamente e quando arrivi all’epilogo non puoi che rimpiangere l’ingordigia con cui l’hai divorato. Personalmente ho già ordinato il seguito, Pranzi di famiglia, e speriamo sia altrettanto sfolgorante.