Sulla spiaggia di Posillipo viene trovato il cadavere di padre Angelo, un anziano prete amato da tutti. Luigi Alfredo Ricciardi e Raffaele Maione devono indagare sull’omicidio mentre nelle loro vite stanno accadendo cose che potrebbero cambiare tutto
Con Il purgatorio dell’angelo. Confessioni per il commissario Ricciardi siamo al penultimo episodio della saga ideata da Maurizio de Giovanni che ha come protagonista il poliziotto più malinconico e misterioso degli anni Trenta.
Come da abitudine, non c’è solo un filone da seguire, ma la narrazione si dipana su più piani. C’è l’omicidio di padre Angelo, un confessore, un angelo di nome e di fatto, su cui Ricciardi e il fido brigadiere Maione indagano senza lasciare nulla al caso grazie anche alle “visioni” del commissario. C’è la vicenda di due studenti disposti a tutto pur di mandare all’aria l’ultima verifica di Greco che potrebbe valere l’anno scolastico. Ci sono le indagini per catturare una banda di giovani fascisti che svaligiano i negozi pestando chiunque si metta sul loro cammino. C’è l’avvicinamento di Maione al giovane Felice, così simile al figlio Luca, morto indossando la divisa, da farlo sentire ancora vivo. E naturalmente c’è la travagliata storia d’amore tra Luigi Alfredo ed Enrica che ancora una volta, quando tutto sembra che stia andando per il meglio, sono più lontani che mai, separati da quel segreto che lui custodisce gelosamente da sempre.
Ricciardi pensò a Enrica, al suo sorriso, al calore della sua mano.
Come farei, si chiese, a camminare con te qui, sulla spiaggia? Mentre tu vedresti tutta questa meraviglia e faresti progetti per chissà quale avvenire, appoggiando il capo sulla mia spalla, convinta di poter contare sul mio equilibrio e sulla mia forza, io sentirei la voce di un cadavere che mi sussurra all’orecchio: tu da un lato e lui dall’altro; tu che mi parli di felicità, lui di dolore.
E di questo insieme imbrogliato, de Giovanni muove le fila in modo magistrale – se possibile meglio di come ha fatto nelle precedenti storie della saga – spostando il focus ora sull’una, ora sull’altra vicenda e costruendo un intreccio più articolato e di gran lunga più intrigante.
Ancora una volta, è lo stile brillante misto di ironia e malinconia l’arma in più, visto che in queste pagine si sorride e ci si commuove in egual misura.
A un passo dall’epilogo – Il pianto dell’alba. Ultima ombra per il commissario Ricciardi è già sul comodino che aspetta – tutto fa presupporre che il prossimo episodio sia orchestrato ad opera d’arte per un gran finale col botto.