Henny, Käthe, Lina e Ida sono quattro giovani donne di Amburgo che, nonostante le diversità sociali e le convinzioni politiche, si sostengono a vicenda affrontando insieme le difficoltà della vita.
Figlie di una nuova era è il primo episodio di una trilogia che vede come protagoniste tre donne molto diverse tra loro, ma accomunate da una profonda forza interiore che le spinge a non lasciarsi affossare dagli eventi. E nello specifico gli eventi non sono cosa da poco: due guerre, la fame, la repressione dei dissidenti, la deportazione.
Ambientato ad Amburgo nel periodo che va dalla fine della Grande Guerra al secondo dopoguerra, il romanzo racconta la vicenda personale delle quattro protagoniste inevitabilmente intrecciata a quelle dell’Europa intera. Un’epoca di cambiamenti così drastici da cambiare per sempre il senso stesso della vita.
Avevano accompagnato al treno figli, mariti e fratelli, dopo averli provvisti di uova sode, pane imburrato e ravanelli per il viaggio, il viaggio che li avrebbe portati al fronte. Potevano solo sperare di vederli tornare sani almeno nel corpo, perché per lo spirito non c’erano speranze. Appartenevano a una generazione dannata, che aveva sopportato ben due guerre mondiali. Dopo la prima si erano riempiti di buoni propositi, ma non erano riusciti a evitarne una seconda.
Negli anni, ognuna di loro prende la propria strada: chi si sposa, chi mette su famiglia, chi è costretta a rifugiarsi in un matrimonio riparatore ma senza amore, chi scopre di amare un’altra donna, chi vuole combattere per i più deboli e vive al limite della legalità. Quello che resta imprescindibile è il rapporto tra loro, la complicità, la stima, il sostegno.
Figlie di una nuova era è un romanzo corale che sarebbe riduttivo definire “al femminile”, perché di uomini ce ne sono in abbondanza e la loro presenza è altrettanto cruciale ai fini della narrazione. Piuttosto è un romanzo sulla forza delle donne che, al pari degli uomini, sanno rimboccarsi le maniche. Coraggiose, forti, ma soprattutto moderne: in un tempo in cui la prerogativa delle donne doveva essere quella di sposarsi e fare figli, loro ambiscono a qualcosa di più, all’amore.
Un romanzo indubbiamente ben scritto e piacevolissimo da leggere, ma quello che mi sento di criticare è che in certi passaggi la Korn resta troppo in superficie, lasciando molti interrogativi ancora aperti (e non mi riferisco al finale). Qualche dettaglio in più nel descrivere il passato di alcuni personaggi o, viceversa, sull’evolversi di alcune vicende avrebbe reso il romanzo più unitario, più omogeneo. Ad ogni modo, se l’autrice con un finale lasciato così in sospeso voleva incuriosire il lettore e spingerlo a comprare il secondo volume, credo che con me abbia colpito nel segno. Staremo a vedere se È tempo di ricominciare saprà ripagare le attese.