Durante la festa di san Giovanni, il direttore Onni Rellonen, intenzionato a uccidersi perché è sull’orlo del fallimento, va a compiere l’estremo gesto in un fienile isolato. Qui però trova il colonnello Kemppainen anch’esso intenzionato a passare a miglior vita. Dopo una lunga chiacchierata si decidono a radunare tutti i finlandesi con le stesse intenzioni per condividere la tristezza e il momento definitivo.
Il più formidabile nemico dei finlandesi è la malinconia, l’introversione, una sconfinata apatia. Un senso di gravezza aleggia su questo popolo sfortunato, tenendolo da migliaia d’anni sotto il suo giogo, tingendone lo spirito di cupa seriosità. Il peso dell’afflizione è tale da indurre parecchi finlandesi a vedere nella morte l’unico sollievo.
Se La prima moglie e altre cianfrusaglie di Arto Paasilinna aveva riscosso in me un entusiasmo tiepido, Piccoli suicidi tra amici mi ha addirittura annoiato.
La storia ruota intorno a una combriccola stravagante di casi umani diversissimi tra loro, ma con l’unico comune denominatore di voler farla finita, chi per un motivo, chi per un altro. Così incontriamo la donna massacrata di botte dal marito, chi è sull’orlo di un tracollo finanziario, chi è rimasto vedovo; c’è l’operaio rimasto invalido dopo l’inalazione di gas tossico, c’è la ragazza malata di AIDS e il ragazzo con il tumore. E a guidarli un trio di disperati: il direttore Onni, la vicepreside Helena e il colonnello Kemppainen.
Tutti loro hanno deposto le armi e si sono decisi ad accomiatarsi dalla vita. Allora perché non farlo tutti insieme in modo grandioso?
L’inizio del romanzo, in realtà, era congeniale ai miei gusti e le prime cento pagine sono volate via con vivo interesse e puro divertimento. Dopodiché però le vicissitudini di questo gruppo di aspiranti suicidi si ripetono abbastanza simili. Tanti personaggi (troppi, a dire il vero) e tanti spostamenti in giro per l’Europa, ma di fatto tutto si svolge come un copione già visto.
Una riflessione mi sorge spontanea sugli autori scandinavi: o tirano fuori ottimi thriller o una narrativa umoristica che, ahimè, non è proprio nelle mie corde.