James ha 18 anni, lavora nella galleria di sua madre e non ha legami stretti con nessuno, fatta eccezione per l’anziana nonna Nanette e per il cane Mirò. È in costante disaccordo con i genitori che lo spingono ad andare all’università mentre lui sogna di comprare una casa tutta sua e di dedicarsi in completa solitudine alla sua passione, la lettura.
Ricordo perfettamente il giorno in cui sono entrata in libreria quel giorno. Ricordo lo stato d’animo, sul depresso andante. Ricordo di aver sbirciato tra gli scaffali in cerca di qualcosa che mi tirasse su il morale, quando ho visto questo libro. Mi mandava segnali inequivocabili. Un giorno questo dolore ti sarà utile. Forse non mi avrebbe restituito all’istante il sorriso ma magari mi avrebbe dato qualche dritta per trasformare quella sofferenza in qualcosa di buono. Se non in quel momento, forse in futuro…
Un’altra sensazione che ho vivida nella testa è il disagio che provai nell’andare alla cassa con un libro che facesse capire alla commessa quanto fossi giù di tono. Mi sembrava di sentire le rotelline della sua mente girare mentre si chiedeva se fossi triste per un ragazzo, per un lavoro o per un litigio in famiglia (probabilmente era per tutti e tre questi motivi). Morale della favola, sono tornata a casa e ho iniziato a leggere, cercando tra le sue pagine tutte le risposte…
Beh, ero completamente fuori strada: non è un libro che dà tutte le risposte ma soprattutto non è un manuale su come trasformare il dolore in felicità. Però qualche ora di spensieratezza te la regala eccome.
James è un ragazzo della nostra epoca, che ha difficoltà a stringere amicizia con i coetanei un po’ perché ama (e cerca in tutti i modi) la solitudine e un po’ perché è difficile fidarsi degli altri quando gli adulti di riferimento sono due genitori immaturi e terribilmente pieni di sé.
Io mi sento me stesso solamente quando sono solo. Il rapporto con gli altri non mi viene naturale: mi richiede uno sforzo. Con i miei mi sento abbastanza a mio agio, ma qualche volta anche con loro sento la fatica di non essere da solo.
Quanta tenerezza suscita questo adolescente: nonostante gli errori grossolani che commette e il caratteraccio che a volte salta fuori nella maniera più crudele, esce dalla penna di Cameron in tutta la sua umanità e fragilità. E quanta empatia ho provato per questo solitario incallito; non arrivo ai suoi livelli di misoginia ma non mi spaventa la solitudine; anzi, la considero un lusso che in pochi si concedono.
Ci sono persone che si sentono a disagio se stanno in silenzio e si affrettano a riempirlo, pensando che qualsiasi cosa sia meglio di niente, ma io non sono così. Io in silenzio mi sento a mio agio.
Ecco, probabilmente sono James più di quanto voglia ammettere.
Questa non è una recensione in senso stretto, non ho parlato dello stile, non ho analizzato le tematiche trattate. È più un racconto di vita vissuta: la mia. Ma, a prescindere dall’esperienza personale, mi sento di consigliare Un giorno questo dolore ti sarà utile perché potrebbe far comprendere un po’ di più il disagio di alcuni adolescenti dei giorni nostri. E che la diversità non è un difetto da nascondere, ma un dono da valorizzare.