Diciannove anni dopo la morte del figlio Thomas, Lord Peter e Lady Helena Hardcastle organizzano una festa in maschera con gli stessi invitati che erano presenti quel tragico giorno. Durante la serata però la figlia Evelyn viene uccisa con un colpo di pistola e Aiden Bishop, presente all’evento, dovrà risolvere il caso. Ma c’è una particolarità: ogni giorno si sveglierà nel corpo di un invitato diverso.
C’è stato un discreto passaparola per questo Le sette morti di Evelyn Hardcastle di Stuart Turton, un giallo sui generis, che mescola investigazione e paranormale.
Si direbbe che tutto in questa casa sia stato progettato apposta per logorare i nervi.
Le scale scricchiolanti, gli angoli in penombra, gli spifferi che penetrano da finestre che chiudono male. L’atmosfera che viene pian piano dipanata è quella tipica del giallo alla Agatha Christie e fa ben sperare per la realizzazione di un impianto scenico dai requisiti misteriosi e spaventosi. Una villetta isolata, immersa in una folta boscaglia; condizioni atmosferiche avverse; tanti personaggi di cui la maggior parte dai dubbi trascorsi; oggetti che scompaiono e ricompaiono nelle diverse sale della villa.
Ma dopo una cinquantina di pagine ci si rende conto che le affinità con la maestra del giallo finiscono qui e ci si scopre in un mondo di fantasia tra reincarnazioni e colpe da espiare.
Di certo all’inizio non è facile seguire il passaggio da un’incarnazione a quella successiva, anche perché i capitoli alternano le otto giornate senza linearità e ripercorrono la stessa scena da un punto di vista diverso.
In più stare dietro a tutti i dettagli e capire quali possano tornare utili per ricostruire la vicenda e quali no è un’impresa abbastanza ardua.
Nell’insieme un romanzo intrigante e potenzialmente molto intelligente, ma resta il dubbio che l’autore abbia voluto strafare rendendo la costruzione troppo complessa e inutilmente macchinosa!