In seguito ad uno scatto d’ira, Daniele viene sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio e trascorre una settimana in un reparto psichiatrico tra medici negligenti, inservienti oberati di lavoro e altri pazienti “pazzi” come lui.
Tutto chiede salvezza è un romanzo autobiografico dello scrittore romano Daniele Mencarelli che racconta un episodio della sua giovinezza doloroso quanto mai educativo: la clausura forzata in un ospedale psichiatrico.
Inizialmente scettico sulla riuscita della guarigione e spaventato all’idea di perdere del tutto il lume della ragione tra tanti soggetti mentalmente menomati, Daniele imparerà che cos’è l’amicizia e la condivisione del dolore.
Quello che pian piano noi lettori cominciamo a conoscere è un ragazzo sensibile, estremamente sensibile, che vive sulla sua pelle il dolore altrui, che si interroga sulla sofferenza che dilaga nel mondo, in perenne stato di allerta e anche un po’ in attesa che l’inevitabile si palesi, che la tragedia bussi alla sua porta.
E se questa sua attitudine lo rende un estraneo nel mondo, un emarginato, un pazzo, lì dentro, tra le squallide mura di un ospedale psichiatrico, Daniele è parte di un tutto. I cinque compagni di stanza diventeranno i suoi confidenti, consiglieri, amici intimi: seppur “ognuno con la sua ossessione da svolgere all’infinito”, si sentono partecipi di qualcosa di più grande, che li rende uniti nella sofferenza.
In alcuni passaggi la storia tocca corde che fanno male, addentrandosi tra queste vite spezzate che ogni giorno devono fare i conti con la solitudine, con il disagio, con la disapprovazione del mondo esterno.
Con loro non ho avuto possibilità di mentire, di recitare la parte del perfetto, mi hanno accolto per quello che sono, per la mia natura così simile alla loro.
Con loro ho parlato di malattia, di Dio e di morte, del tempo e della bellezza, senza dovermi sentire giudicato, analizzato.
Come mai avevo fatto prima.
Quei cinque pazzi sono la cosa più simile all’amicizia che abbia mai incontrato, di più, sono fratelli offerti dalla vita, trovati sulla stessa barca, in mezzo alla medesima tempesta, tra pazzia e qualche altra cosa che un giorno saprò nominare.
Un romanzo intenso, la cui unica pecca è che finisce subito. Sette capitoli per sette giorni di reclusione. Troppo pochi.
Verrebbe voglia di seguire Daniele anche al di fuori dell’ospedale, sapere cosa ne sarà di lui, della sua vita; capire che fine fa Madonnina e come Alessandro uscirà da un corpo che lo ha tradito; sapere cosa ne è stato di Giorgio, il gigante dal cuore tenero ma dalla forza incontrollata e poderosa, o a Mario che è caduto o si è buttato ed è stato portato via. Infine vorrei conoscere il futuro di Gianluca, una natura femminile eccentrica e provocante, rinchiusa nel corpo di un uomo sottomesso a sua madre; vorrei vederlo oggi, venticinque anni dopo, in un mondo che forse non è cambiato radicalmente ma qualche passetto verso l’accettazione altrui lo ha fatto.
Bella storia, personaggi intensi e veri.