Durante l’esodo per sfuggire ai tedeschi, Louise ricostruisce la storia d’amore giovanile di sua madre con un uomo sposato e si mette sulle tracce di un fratello che non sapeva di avere. Lungo il viaggio si troverà a prendere decisioni importanti che cambieranno il senso della sua vita.
Si chiude con Lo specchio delle nostre miserie la trilogia di Pierre Lemaitre ambientata nella Francia della prima metà del Novecento. Dopo Ci rivediamo lassù e I colori dell’incendio, che inquadravano il periodo tra le due guerre, ci troviamo adesso in pieno secondo conflitto mondiale, con le truppe francesi sempre più alle prese con l’avanzata nazista.
Sono passati vent’anni da quando Louise bambina passava a trovare Édouard Péricourt per vederlo maneggiare le maschere che nascondono il suo viso deturpato da un bombardamento. Vent’anni in cui la sua vita non è progredita di un passo, è solo passata, sfumata: nonostante i suoi trent’anni, non ha realizzato il sogno di diventare madre e moglie e si sente già vecchia.
Parallelamente alla sua vicenda, seguiamo le peripezie di Raoul e Gabriel, compagni d’armi e poi disertori, arrestati per furto e poi ancora in fuga.
E infine conosciamo Désireé, il personaggio più ironico e più ambiguo: prima avvocato, poi responsabile delle comunicazioni, infine prete che veste i panni di guida spirituale per i tanti sfollati in fuga dai terreni occupati dai nazisti. È lui l’eroe per eccellenza, colui che in tanto disfacimento cerca di porgere una parola di speranza, di alleviare le sofferenze (anche a costo di contraffare abbondantemente la verità delle cose).
La trama del romanzo è molto articolata e ogni capitolo va a inquadrare la situazione di un personaggio diverso, non trascurando di fare un quadro accurato ed emozionante sulle condizioni della popolazione francese durante gli incerti momenti dell’occupazione tedesca. Così facendo, ci si mette un po’ a prendere le misure del filo conduttore che passa da una Louise alla ricerca di un fratellastro mai conosciuto, al bizzarro legame di amicizia che si instaura tra Raoul e Gabriel, passando per il poliedrico e misterioso Désireé.
Nel complesso, trovo che Lo specchio delle nostre miserie sia il romanzo meno riuscito della trilogia. Mentre Ci rivediamo lassù è spiccatamente sentimentale nel raccontare le sofferte conseguenze della guerra e I colori dell’incendio più avventuroso, questo cerca di essere l’uno e l’altro, riprendendo il tema dei legami che inaspettatamente si instaurano sul fronte e legandolo alla figura di una donna forte che da sola trova la sua strada nel mondo. Insomma, un mix (purtroppo scopiazzato) dei primi due volumi.
Forzati anche i riferimenti ai personaggi principali dei precedenti due romanzi, spesso approssimativi e troppo stiracchiati. Direi, buttati lì per chiudere il cerchio. Peccato, perché Lemaitre è un affabulatore eccezionale e poteva trovare dei collegamenti più calzanti.