Figlia di una coppia di mormoni estremisti, Tara sente forte il legame con la famiglia ma è anche affascinata dal mondo esterno e quando, all’età di quindici anni, decide di iscriversi a scuola si troverà a fare i coni con la disapprovazione del padre e con l’ira di un fratello disturbato e violento.
L’educazione è l’autobiografia di Tara Westover, una ragazza mormone che ha avuto la forza di voltare le spalle alla sua famiglia per vivere nel mondo reale.
Il suo è un processo lento che prende il via negli anni dell’adolescenza quando sente la necessità di andare a scuola, di avvicinarsi ad un mondo che la attrae ma da cui si sente respinta, derisa, in cui non si sentirà mai del tutto a suo agio.
Ultima di sette figli, Tara cresce in una famiglia chiusa, con un padre bipolare che accumula scorte alimentari e armi in vista della fine del mondo, che non vuole essere impigliato nelle trame della burocrazia, che non riconosce l’utilità dei servizi pubblici, scuole e ospedali compresi. Tara, come i suoi fratelli, viene istruita in casa, tra un turno di lavoro alla discarica e quello al supermercato, non sa cosa sia l’Olocausto e non capisce le implicazioni dell’attacco alle Torri Gemelle. I suoi coetanei sono alieni; le ragazze si vestono in modo provocante e bevono bibite gassate. Inizia così, contro il parere dei genitori, il difficile processo di allontanamento dalle credenze impartite dalla religione mormone.
La sua nuova libertà passa attraverso l’educazione del titolo: l’istruzione in senso lato è ciò che crea un divario, una spaccatura insanabile tra ciò che è stata e ciò che è diventata, tra il mondo in cui è cresciuta e quello che sta plasmando la donna che sarà.
È una sofferenza vedere Tara barcamenarsi tra queste due realtà che la tengono a distanza, tanto da non sentirsi più parte della sua famiglia, ma neanche perfettamente inserita nella vita di fuori, quella del college e dell’università. Il richiamo alle origini resterà fortissimo, ma ogni ritorno a casa è un passo indietro verso l’indipendenza, ogni contatto con il fratello riaccende la paura e rimette in discussione la legittimità del suo allontanamento, del suo voler essere libera.
Ero venuta per ritrovare quella vita, per salvarla. Ma qui non c’era niente da salvare, niente da recuperare. C’erano solo sabbie mobili, affetti incerti e ricordi che cambiavano.
Personalmente non posso dire di essermi innamorata di Tara e della sua storia, sia perché per tutto il romanzo sono stata pervasa da un senso di rabbia e frustrazione per l’incapacità di reagire alle violenze e alle ingiustizie sia perché in certi passaggi risulta abbastanza ripetitivo. Ad ogni modo è un romanzo che descrive le abitudini e le credenze della comunità mormone, realtà di cui ero francamente all’oscuro ma che sono contenta di aver conosciuto.