Leo Pontecorvo, stimato oncologo infantile, sta cenando con sua moglie Rachel e i due figli Filippo e Samuel quando dal telegiornale viene a sapere di essere accusato di un crimine disgustoso. In quel preciso momento la vita che si è costruito con amore e dedizione crolla in mille pezzi lasciandolo solo e isolato da chi dovrebbe rimanergli accanto nella buona e nella cattiva sorte.
Persecuzione. Il fuoco amico dei ricordi è il primo dei due volumi che lo scrittore Alessandro Piperno dedica alla famiglia Pontecorvo.
La storia è incentrata sulla figura di questo rispettato e integerrimo oncologo apprezzato in tutto il mondo, che ha sposato una sua alunna e ha avuto due figli. Una vita normale la sua, normale ma felice. Almeno finché un apparente banale scivolone mette in crisi tutto: la sua carriera, il suo matrimonio, il rispetto dei suoi due ragazzi.
Tutti gli voltano le spalle e lui si ritrova solo ad affrontare una battaglia legale inaspettata. I media parlano di lui, i colleghi più insospettabili lo respingono, gli amici si dileguano, ma quel che lo devasta è che la moglie e i figli si muovono per casa come se lui non fosse mai esistito, come se non vivessero più sotto lo stesso tetto.
Leo diventa l’emblema di tutto ciò che è marcio nella società, vittima di un meccanismo di ipocrita accusa e disprezzo crescente.
Una trama degna di Philip Roth – per cui Piperno non nasconde ammirazione e ispirazione – ma perfettamente calata nella peggiore italianità.
Là fuori c’è un sacco di gente che odia. Il dato curioso è che per odiarti non hanno bisogno di sapere se sei innocente o colpevole. Ti odiano e basta.
Useranno questa storia per saziare il loro pantagruelico risentimento e per compiacersi della propria indignazione. Per spettegolare fino all’inverosimile. […] Diranno che sei un ladro. Un disonesto. Un dissoluto. E lo faranno per pulire la propria di coscienza, non meno sudicia della tua.
Una storia che ha del paradossale ma che, a pensarci bene, non è poi così assurda in una società che ruota intorno alle apparenze, alla costante provocazione e al fascinoso impulso di distruggere qualcuno per il solo gusto di farlo.
Strutturalmente il romanzo è infarcito di flashback fino all’inverosimile in modo da dare una caratterizzazione scrupolosa di tutti i membri della famiglia e di qualche personaggio secondario. A dire il vero la storia di per sé poteva essere raccontata con la metà delle pagine, ma è proprio qui che sta la bravura dell’autore: sa calibrare i toni, creare suspense e impelagarti nelle sue trame.
Devo ammettere che quella ricercatezza stilistica che in Con le peggiori intenzioni mi aveva fatto storcere il naso, in Persecuzione l’ho percepita come un valore aggiunto. Un uso magnificamente studiato della parola che denota una proprietà di linguaggio sorprendente. Un romanzo imperdibile, che obbliga a leggere il seguito, Inseparabili.