Prima di essere Marilyn Monroe, l’Attrice Bionda era solo Norma Jeane, una ragazza col passato burrascoso, cresciuta senza padre e senza madre, invisa e temuta per la sua bellezza e per quell’aria svampita ma irresistibile. È da lì che bisogna partire per comprendere un po’ (ma mai del tutto) la diva Marilyn.
In Blonde la scrittrice americana Joyce Carol Oates fa un quadro estremamente dettagliato della vita di Marilyn Monroe ma ancora di più scava dentro la sua psiche. Instabile, vulnerabile, una bambina di trent’anni con paure infantili, insicurezze profonde. Difficile capire quanto sia svampita e quanto reciti la parte che si è cucita addosso (o che le è stata cucita addosso da chi cura la sua immagine).
Incontriamo per la prima volta Norma Jeane bambina alle prese con una madre schizofrenica, pericolosa per sé e per sua figlia; la ritroviamo in un orfanotrofio, poi in una casa famiglia, quindi sposata giovanissima a un uomo che conosce appena pur di non tornare nelle mani degli assistenti sociali. La vediamo nelle grinfie di uomini approfittatori e di manager arrivisti, persone che l’hanno trasformata in Marilyn Monroe. Non impiega molto a diventare una diva, tutti la vogliono, tutti la osannano.
Ma la sua vita privata è un disastro: prima la storia con Cass e Eddy G, un triangolo amoroso inquietante e perverso, quindi il matrimonio con Joe DiMaggio, un uomo tremendamente geloso. Solo tra le braccia di Arthur Miller trova quella stabilità e quell’amore che ha sempre cercato, un uomo che la adora, che la protegge, che farebbe di tutto per lei. Ma forse la felicità non è nel suo destino… o nelle sue corde.
Leggendo queste pagine a volte viene voglia di stringerla e di cullarla come si fa con un bimbo in lacrime che ha fatto un brutto sogno; altre si ha l’impulso di strattonarla per farla smettere di dire idiozie o di comportarsi in modo inappropriato.
È un’acqua cheta. Un momento prima è in preda a una crisi di nervi, un momento dopo è la star viziata che fa impazzire chi le sta intorno con i suoi capricci e le sue stravaganze. La si compatisce e la si disprezza. La si giudica una facile che va con tutti, poi ci si ricorda da dove viene e si prova pena per lei.
Il suo sembra essere un continuo tentativo di demolire tutto ciò che di buono le capita. E il suicidio è solo l’ultimo atto di un processo di autodistruzione.
Ricordatelo, Norma Jeane – muori al momento giusto.
Questo il consiglio di una madre nevrastenica e paranoica. Ma quel consiglio Norma Jeane lo ha seguito alla lettera, lasciando la scena all’apice della sua popolarità, prima che i riflettori su di lei avessero modo di spegnersi.
Una biografia di oltre settemila pagine, scritte in uno stampatello minuscolo, con corsivi ancora più fitti in cui vengono riportati opinioni di amanti, addetti ai lavori, giornalisti e di quanti l’hanno conosciuta o solo incrociata. E poi lettere, dialoghi, ricostruzioni di sogni allucinogeni.
Quando era nel suo elemento la Monroe sembrava un sommozzatore in apnea: se si fosse fermata per respirare sarebbe annegata. Forse mi ero innamorato di lei. Di sicuro mi piaceva da impazzire. Mi aspettavo una puledra tutta tette e niente cervello, e invece mi ero ritrovato davanti una specie di angelo che mi prendeva le mani e diceva che la sceneggiatura non era un granché, era stucchevole e superficiale e prevedibile, ma che lei sarebbe riuscita a riscattarla e a farne un gioiellino che mi avrebbe spezzato il cuore, e c’era riuscita eccome!
In queste poche righe la miglior descrizione della divina Marilyn!
Che dire? Se la Oates mi aveva colpito con La madre che mi manca, Sorella, mio unico amore e Una famiglia americana, con questo Blonde mi ha letteralmente stregata. Oltre all’accuratezza sulla ricerca biografica dell’attrice, è encomiabile la resa caratteriale dei personaggi principali (i Gemelli, il Drammaturgo, l’Ex Atleta, il Presidente). Un libro perfetto.