Rachel è una ragazza come tante che per andare a lavoro prende lo stesso treno alla stessa ora e, dal finestrino, vede la veranda di una casa e osserva incuriosita la vita dei suoi abitanti. Giorno dopo giorno quei brevi istanti, quei flash sulla vita della giovane coppia diventano il momento più importante della sua giornata, tanto da immaginare per loro ciò che lei non ha: una vita perfetta. Quando poi da quello stesso vagone vede qualcosa che altera l’immagine che si è costruita, Rachel si trova invischiata in una storia torbida.
La ragazza del treno è un romanzo che ormai da settimane detiene un posto fisso nelle classifiche di vendita di tutto il mondo. Un best-seller che ancora non ha finito di far parlare di sé. E la cosa non mi sorprende affatto, in primis perché la trama è accattivante – anche se per certi versi mi ha ricordato troppo smaccatamente quella de Gli innamoramenti di Javier Marìas, ma pazienza.
È un thriller fuori dagli schemi perché, pur essendo in presenza di tutti gli elementi tipici del genere (l’omicidio, l’indagine della polizia, l’interrogatorio dei testimoni) manca di quell’azione serrata e di quei colpi di scena che ti fanno saltare sulla sedia. Mancanza che però viene compensata da una costruzione del racconto del tutto originale: infatti, sono le tre differenti protagoniste femminili ad alternarsi nell’esposizione dei fatti, soffermandosi su aspetti e punti di vista diversi. In questo modo la Hawkins riesce a creare quella suspense e quel bisogno incessante di andare avanti nella lettura per scoprire chi ha commesso il fatto.
La mamma mi diceva che avevo un’immaginazione troppo fervida; anche Tom lo pensava. Non posso farci niente: quando vedo degli abiti a brandelli, una maglietta sporca o una scarpa spaiata, non riesco a non pensare all’altra scarpa e ai piedi che le calzavano.
Certo è che per essere un thriller alcuni particolari potevano essere sviluppati meglio, così da rendere il tutto più credibile. Uno su tutti: può una sbornia portare ad un’amnesia totale?
Anche la caratterizzazione dei personaggi risulta un po’ stereotipata ma tutto sommato la cosa non disturba.
Sentirsi vuoto: lo capisco perfettamente. Comincio a credere che non esista una soluzione. L’ho imparato dalla psicoterapia: i buchi della vita non si chiudono più. Devi crescere intorno a loro, come le radici che affondano nel cemento, e devi rimodellarti intorno alle crepe.
Insomma, nel complesso trovo che questo libro non sia né un capolavoro della letteratura inglese (come molti pensano) ma neanche una banalità totale (come pensano altri). E comunque anche questo dibattito, in corso ormai da mesi, non ha fatto che giovare al successo del romanzo. Dal mio punto di vista, considero La ragazza del treno un romanzo godibile e ben scritto, anche se con qualche sbavatura.