Lydia e Luca sono gli unici sopravvissuti alla strage di tutta la famiglia, ordita da un potente capo della mafia messicana ai danni di Sebastian, giovane e promettente giornalista che ha messo il naso dove non doveva metterlo. Per Lydia e suo figlio restare in Messico non è sicuro; perciò intraprendono il viaggio rocambolesco dei migranti verso gli Stati Uniti.
Il sale della terra di Jeanine Cummins è un romanzo molto discusso: osannato da molti lettori, bistrattato da altri. C’è infatti chi accusa l’autrice di essersi appropriata di un dolore che non le appartiene, di aver voluto maneggiare una materia delicata solo per ottenere facili consensi.
Dal mio punto di vista i consensi arrivano se la storia – benché non necessariamente provata sulla propria pelle – risulta vera, reale. Una storia è credibile se non è falso il sentimento che racconta. E in questo libro, a mio avviso, niente è falso, costruito.
Lydia e Luca non saranno personaggi realmente esistiti, non saranno i superstiti di un massacro né le vittime di un sistema giudiziario incompetente. Ma quanti Lydia e Luca ci sono che cercano di oltrepassare i confini del Messico? Quante Soledad e Rebeca lasciano la loro famiglia per cercare un futuro migliore lontano dalle bande di narcotrafficanti? Quante Marisol rispedite nel Paese nativo cercano di ricongiungersi con le figlie regolarmente riconosciute americane? Quanti saltano su un treno in corsa nella speranza di non finire sotto le rotaie? Quanti vengono fermati dalla polizia o, peggio, dai trafficanti di uomini o dai narcos per essere derubati di tutti i pochi spicci che hanno?
Lei e Luca sono migranti per davvero. È ciò che sono diventati. E quel semplice fatto, in mezzo a tutte le altre nuove e dure realtà che deve affrontare, le toglie il respiro. Per tutta la vita ha compatito quei poverini. Ha fatto donazioni in denaro. Con la curiosità distaccata delle classi agiate, si è chiesta in che condizioni spaventose vivessero per convincersi a partire. Per convincersi ad abbandonare la loro casa, la loro cultura, la loro famiglia, persino la loro lingua e correre un pericolo terribile, rischiare la loro stessa vita, tutto per il sogno di raggiungere un paese lontano che nemmeno li vuole.
Un romanzo quello della Cummins che apre gli occhi su una realtà francamente poco conosciuta, quella del Treno della Morte, e che dà un nome ai tanti che rischiano la vita e spesso la perdono per un sogno, il sogno americano.
E allora mi chiedo: che importanza ha se quei nomi sono nomi di fantasia? Le loro storie emozionano e tengono con il fiato sospeso e a me tanto è bastato per amare queste pagine, per affezionarmi a questi personaggi e fare il tifo per loro.
Per me Il sale della terra è uno dei libri più belli tra quelli letti in questo 2021.