Adolescenti in crisi o alle prese con le prime esperienze sessuali, una cuoca che lavora nel braccio della morte, un buttafuori divenuto guardia in un museo, un Primo Ministro in fuga. Questi sono solo alcuni dei personaggi dei dodici racconti, uno spaccato di umanità dei nostri giorni.
Dodici racconti brevi scritti da altrettanti autori contemporanei che io – beata ignoranza! – non conoscevo.
Innanzitutto devo ammettere che non amo i racconti perché quando inizi ad affezionarti ai personaggi o ti stai appassionando alla storia, quella sul più bello finisce e tu resti con un pugno di mosche in mano e l’amaro in bocca. Io sono per i romanzoni da 1000 pagine. Devo ancora trovare il capolavoro letterario da 20, ma non demordo!
Detto questo, mi sono imbattuta ne Le parole per dirlo per puro caso: cercavo un libro omonimo, quello di Marie Cardinal. Poi mi sono lasciata attrarre dalla prefazione di Nick Hornby, che è di per sé un racconto talmente emozionante che non potevo tirarmi indietro – o meglio, potevo, ma non l’ho fatto. E in tutta onestà non mi sono pentita.
Un paio di storie sono un po’ troppo brevi per i miei gusti, non ti danno neanche la possibilità di inquadrare i personaggi; ma altri sono divertenti e piacevolissimi da leggere. Romanzi mancati? Il dubbio mi viene sempre quando trovo un bel racconto. Pazienza…
Alcuni personaggi sono delle macchiette interessanti, come la cuoca che prepara l’ultimo pasto per i detenuti in attesa dell’iniezione letale nel racconto Ultimi desideri di Giles Smith o il Primo Ministro che improvvisamente si dà a una fuga rocambolesca con un’improbabile autista ne Il discorso del Primo Ministro di Robert Harris o come l’adolescente un po’ sfigato che ascolta i racconti della nonna in fin di vita ne Il Ministero del nulla di Colin Firth (sì proprio lui, l’attore). Ma tra tutti è il racconto di Nick Hornby ad avermi lasciato senza parole: sarcastico e irriverente, ma in fondo profondamente vero, Gesù dei capezzoli è una storia da leggere.
Dodici storie un po’ paradossali, un po’ grottesche, un po’ grossolane e taglienti, ma anche un po’ tenere e, in fondo, tutte profondamente umane. Nel complesso una lettura piacevolissima che consiglio vivamente a chi ha una propensione più spiccata della mia per le storie brevi, perché in poche pagine riescono a colpire nel segno.