Un uomo è il resoconto degli ultimi tre anni di vita di Alexandros Panagulis, simbolo della resistenza greca contro la dittatura. A raccontarlo è la sua compagna di vita, Oriana Fallaci, colei che gli è stata al fianco nei sogni, nei deliri, nelle sofferenze.
Come è difficile commentare questo libro senza cadere nella retorica! È semplice gridare al capolavoro, trovare le parole giuste per farlo è un altro paio di maniche.
In questo libro c’è la storia di un uomo, di un eroe, di un folle malato dalla sete di giustizia e di libertà. Di un visionario che vuole ribaltare un governo da solo ma che alla fine rimane vittima del suo stesso sogno.
Ma in queste pagine la Fallaci racconta anche una storia d’amore che travalica i confini della passione pura e semplice e diventa complicità, condivisione, fratellanza, sostegno incondizionato anche nelle scelte più rischiose, più azzardate, forse anche sbagliate. Lei che, volente o no, si fa Sancho Panza per il suo Don Chisciotte, l’uomo che combatte contro i mulini a vento.
Questo è un romanzo che non può lasciare indifferenti, perché ripercorre la storia di un paese piegato dalla tirannia, dove la repressione, la forza bruta, la tortura hanno preso il posto della libertà individuale. Una delle pagine più tristi e cupe della Grecia di cui poco si parla e che in pochi – almeno della mia generazione – conoscono.
Le tirannie, si sa, siano esse di destra o di sinistra, d’oriente o d’occidente, di ieri o di oggi o di domani, si assomigliano tutte. Identici i sistemi di repressione, gli arresti, gli interrogatorii, le celle di isolamento, i carcerieri ottusi e malvagi che sequestrano perfino la penna e la carta da scrivere, identiche le persecuzioni quando il reprobo che osò disubbidire viene scarcerato, e i controlli, e le minacce, e i tentativi di eliminarlo se è incorreggibile.
La prima parte del romanzo è dedicata alla prigionia disumana a cui Alekos Panagulis è stato sottoposto. Sono pagine di un’intensità incredibile, in cui si soffre fisicamente, lo stomaco si chiude, si resta in apnea e gira un po’ la testa. E la Fallaci, da giornalista esperta qual è, documenta tutto ciò con uno stile lucido, scarno, brutale. Lei che i segni di quelle torture li ha visti, li ha toccati, li ha baciati nell’intimità sul corpo dell’uomo che ama. Eppure nonostante il coinvolgimento diretto riesce a mantenersi razionale e oggettiva, senza cadere in un patetismo forzato.
Non sarà una lettura leggera né tantomeno spensierata, ma Un uomo è un tributo doveroso a un eroe moderno che ha sacrificato la vita nel tentativo di garantire la libertà al suo popolo – quello stesso popolo che a più riprese gli ha voltato le spalle. È un grido disperato che ancora oggi cerca di destare le nostre coscienze.
Non lasciatevi turlupinare da chi vi comanda, da chi vi promette, da chi vi spaventa, da chi vuole sostituire un padrone con un nuovo padrone, non siate gregge perdio, non riparatevi sotto l’ombrello delle colpe altrui, lottate, ragionate col vostro cervello, ricordate che ciascuno è qualcuno, un individuo prezioso, responsabile, artefice di se stesso, difendetelo il vostro io, nocciolo di ogni libertà, la libertà è un dovere, prima che un diritto è un dovere.