Un giovane free lance, spinto da strane percezioni, torna al Dolphin Hotel, un posto dove è stato anni prima con una squillo di cui ha perso le tracce. Qualcosa gli dice che la ragazza ha bisogno di aiuto. Inizia così l’avventura di questo anonimo personaggio che si troverà alle prese con una realtà mutevole e inafferrabile.
Murakami ha uno stile talmente particolare e onirico che non sempre si riesce ad entrare in empatia con le sue storie e i suoi personaggi. Ma con rammarico devo dire che mai come in questo romanzo ho trovato la storia sconclusionata e confusa. Per un motivo o per l’altro non mi avevano pienamente soddisfatto né Norwegian Wood né L’uccello che girava le viti del mondo, ma in entrambi i casi la storia mi aveva intrigato fino alla fine. Qui invece ho accusato un’attenzione discontinua.
Solo a lettura iniziata, ho scoperto che Dance dance dance è in qualche modo il sequel di Nel nome della pecora, libro che non ho letto. Quale miglior motivo per lasciar perdere un romanzo la cui storia non decolla? Ma sono andata avanti. La parte centrale si è rivelata invece coinvolgente, intrigante, misteriosa… tutte doti che già conoscevo e apprezzavo di Murakami – finalmente era tornato! Poi lo stallo totale e una difficoltà crescente ad andare avanti. Insomma, un’altalena di curiosità catturante e difficoltà a mantenere il filo del discorso.
Il quadro che ci descrive Murakami è quello a cui ha ormai abituato i suoi lettori: personaggi reali e immaginari, atmosfere inquietanti ed enigmatiche, eventi apparentemente casuali che invece sono collegati tra loro, visioni tra sogno e realtà, e le massime di vita dispensate dal vecchio e saggio uomo pecora che danno qualche interessante spunto di riflessione. È vero che con questo autore bisogna affidarsi completamente a lui e lasciarsi trascinare in un mondo onirico e surreale. Ma qui ci sono troppi aspetti primari della storia – come le apparizioni dell’uomo pecora – che a mio avviso potevano essere sviluppati meglio. Va bene lasciare al lettore la possibilità di interpretarne il significato, ma un aiutino no?
Troppo altalenante: picchi di grande intensità interrotti da punti morti, pagine intere buttate lì, vicende poco credibili, stiracchiate e tirate un po’ per i capelli.
Danzare è la tua unica possibilità. Devi danzare, e danzare bene. Tanto bene da lasciare tutti a bocca aperta. […] Finché c’è musica devi danzare!
Questo il consiglio dell’uomo pecora per trovare la felicità. Darsi da fare, muoversi, non lasciarsi travolgere dagli avvenimenti ma dare il meglio di sé anche nelle difficoltà. Filosofico – magari anche poetico – ma un po’ criptico!
Ecco, forse non ho saputo tenere il passo con tutta quella musica, forse non ho saputo “danzare” con lui. Ma non demordo: Murakami, alla prossima!
Haruki Murakami
Dance dance dance
Einaudi, 2001
pp. 500