Momo è un bambino abbandonato dai genitori – una prostituta lei, un carcerato lui – che cresce in casa di Madame Rosa, un’ebrea che per vivere ospita “figli di puttana”. Ma per i due protagonisti la già precaria situazione precipita quando la vecchia signora si ammala gravemente.
La vita davanti a sé è un romanzo di formazione che vede il protagonista alle prese con la vita, una vita più grande di lui, con problematiche e paure che non dovrebbero essere materia di un ragazzino di dieci anni. Invece questo piccolo eroe porta sulle proprie spalle il peso delle scelte altrui, in primis dei genitori che lo hanno abbandonato, quindi della donna che lo ha cresciuto.
All’inizio non sapevo che Madame Rosa si occupava di me soltanto per riscuotere un vaglia alla fine del mese. Quando sono venuto a saperlo avevo già sei o sette anni e per me è stato un colpo sapere che ero a pagamento. Credevo che Madame Rosa mi volesse bene gratis e che ci fosse qualcosa tra noi due. Ci ho pianto su per una notte intera ed è stato il mio primo grande dolore.
Se leggerete la sua storia, scoprirete che in effetti qualcosa c’è tra loro due, un sentimento vero e puro, che li unisce e li rende complici più di quanto un legame di sangue possa fare. Teneramente uniti nelle difficoltà, fino alla fine.
Una storia di amore quindi, ma anche di amicizia, di condivisione e di altruismo tra gente che si trova a dover fronteggiare il pregiudizio e la cattiveria altrui.
A voler fare le pulci a questo romanzo, a tratti divertente e a tratti commovente, devo ammettere che un difetto c’è. Dopo una prima parte emotivamente molto coinvolgente, nella parte centrale tende a perdere di incisività e ad essere ripetitivo. E a dire il vero anche il linguaggio scanzonato e bambinesco, sgrammaticato come potrebbe essere quello di un bambino, dopo un po’ viene un po’ a noia.
Ma è il finale la vera chicca da non perdere in questo libro. La maturità dimostrata da questo ragazzino, sia nelle riflessioni che nelle azioni, non sono altro che la prova di un grande amore filiale, puro e semplice.
Era già terribile vederla morire a poco a poco senza cognizione di causa, ma nuda con un sorriso sporcaccione, i suoi novantacinque chili in attesa di un cliente e un culo che non ha più niente d’umano, era qualcosa che esigeva delle leggi per mettere fine alle sue sofferenze.
Ultime pagine a dir poco struggenti e crude. Davvero poetiche!