Per fronteggiare i tedeschi nella Francia occupata, Churchill istituisce la SOE, una squadra di civili insospettabili addestrati per sabotare le azioni del nemico in territorio francese. Tra loro un gruppo di giovani coraggiosi condividerà le speranze e le paure di una vita così pericolosa ma profondamente eroica.
Ero molto scettica quando ho comprato questo libro: mi sono detta, se è stato scritto precedentemente a La verità sul caso Harry Quebert e snobbato dalle case editrici, un motivo ci sarà. Pensavo all’ennesimo caso di buon marketing per proseguire sulla scia del successo, ma con poco sostanza letteraria. Già dalle prime pagine, invece, mi sono dovuta ricredere. Gli ultimi giorni dei nostri padri è un romanzo che ha tutte le carte in regola per sfondare!
Dalla banda riassuntiva la trama sembra quella classica di un romanzo di spionaggio, ma l’impressione che ho avuto al termine della lettura è che chi l’ha scritta non l’abbia neanche sfogliato questo libro. Non una spy-story in senso stretto infatti, ma un resoconto minuzioso e intimistico di cosa si cela dietro al coraggio degli Uomini (quelli veri, quelli con la U maiuscola). Se è vero che l’ambientazione è quella della Seconda guerra mondiale, che i protagonisti sono giovani assoldati per combattere il nemico tedesco, è pur vero che le loro azioni bellicose sono al margine di questa storia, rientrano nel quadro generale ma restano sullo sfondo. Ad essere invece al centro della vicenda sono i sentimenti: la paura, la rabbia, lo smarrimento, le speranze, il coraggio e la delusione. Ma soprattutto l’amore e l’amicizia. Come a dire che la guerra cambia ogni cosa, ma in un momento così decisivo per la storia dell’umanità qualcosa di buono, di puro può ancora esserci.
L’indifferenza è la ragione per cui non potremmo mai dormire sonni tranquilli: perché un giorno perderemo tutto, e non perché siamo deboli e siamo stati schiacciati da qualcuno più forte di noi, ma perché ci siamo mostrati vigliacchi e non abbiamo fatto niente per impedirlo. La guerra è la guerra. La guerra ti farà prendere coscienza delle verità più tremende.
Con uno stile semplice, lineare ma allo stesso tempo molto incisivo, Joël Dicker riesce a trasmettere l’ansia e l’angoscia di un pugno di ragazzi pronti a sacrificare la vita per amore della patria, che hanno rinunciato agli affetti in nome degli ideali in cui credono. Ragazzi che torneranno profondamente cambiati da questa esperienza, perché:
I nemici muoiono, ma l’odio no. L’odio avvelena il sangue e si trasmette di padre in figlio, generazione dopo generazione: allora niente ha più fine e lottare è inutile. A che serve uccidere il nemico se non si riesce a sopprimere il proprio istinto di odiare?
Pur senza colpi di scena che faranno saltare sulla poltrona, Gli ultimi giorni dei nostri padri è un romanzo che avvince e tiene incollati per oltre 400 pagine, al pari (se non di più) del bestseller che ha portato questo giovane e promettente scrittore nell’Olimpo dei romanzieri talentuosi.
Joël Dicker
Gli ultimi giorni dei nostri padri
Bompiani, 2015
pp. 462