In seguito al deragliamento di un treno sulle montagne norvegesi, tutti i passeggeri vengono portati in un albergo nelle vicinanze, mentre intorno a loro si abbatte una bufera di neve. Nessuno può entrare né uscire e, nelle ore che seguono, diversi omicidi rendono la convivenza forzata molto tesa. Tra loro c’è l’ex detective Hanne Wilhelmsen che suo malgrado dovrà occuparsi di investigare su quelle misteriose morti.
Era parecchio tempo che volevo leggere qualcosa di Anne Holt e quando ho trovato Quota 1222 l’ho preso senza pensarci troppo su. Poi però ho scoperto che la rete è letteralmente infestata da giudizi negativi su questo libro – ma non su altri dell’autrice.
Per questo ho rimandato per un po’ la lettura: pensavo di trovarmi di fronte all’ennesimo libro che mi trascino per giorni e giorni, e che finisco solo perché spinta dalla voglia di arrivare all’ultima pagina e iniziare un’altra cosa. Inaspettatamente invece non l’ho trovato affatto male, tant’è vero che l’ho terminato in tempi da record (se si considerano i presupposti).
La storia, anche se in certe parti un po’ contorta o poco chiara, ci sta: un centinaio di persone chiuse in un albergo durante una tempesta e un assassino che si muove in mezzo a loro. Niente di nuovo in realtà se si paragona al classico giallo alla Agatha Christie.
E la protagonista, un’ex poliziotta paralizzata dalla vita in giù, non è che sia proprio una simpaticona, tutt’altro…
Era passato molto tempo da quando avevo smesso di provare una specie di empatia incondizionata per tutte le vittime di un omicidio soltanto per il fatto che avevano subito violenza. Ormai mi ero chinata sopra troppi cadaveri.
Ecco, non è un libro di quelli che ti resta incollato addosso. E a favore di chi non ne dà un giudizio positivo, devo ammettere che la suspense è ben poca, quasi assente. Ma per il resto, non l’ho trovato mai noioso e mi sono sorpresa a voler andare avanti e avanti ancora nella lettura.
Si badi bene, non mi sento di difendere questo libro a spada tratta. In effetti, non lo si può definire un capolavoro. Ma pensando a quanti l’hanno stroncato, mi verrebbe da dire che o non sanno cosa sia una vera delusione da libro-spazzatura – e in questo caso, beati loro! – oppure gli altri romanzi della Holt sono talmente geniali da far sembrare questo un fiasco totale. Beh, se fosse così, la curiosità di leggere qualcos’altro mi stuzzica non poco. Alla prossima, Anne…