I coniugi Lambert – Enid, ancorata ad antichi valori e cieca alle reali condizioni dei suoi cari, e Alfred, malato di Parkinson, sempre più isolato dal mondo e vittima delle sue allucinazioni – sono in attesa dei figli Gary, Chip e Denise, per celebrare un ultimo Natale nella casa di famiglia.
Pur avendo comprato Le correzioni parecchio tempo fa, lo tenevo lì, nello scaffale; mai che arrivasse il suo turno: sentivo che non era nelle mie corde. Arrivata all’ultima pagina, ho capito che la mia prima impressione non era stata poi così sbagliata. Questo è un libro tosto, tanto nei contenuti quanto (e soprattutto) nello stile. Sul modello di Philip Roth, ma (se possibile) ancor più cervellotico.
La scrittura di Franzen è prolissa e arzigogolata, e non è sempre facile star dietro ai frequenti salti temporali che ripescano dal passato diversi episodi di vita vissuta. Alcuni di questi sono indubbiamente calzanti e funzionali a caratterizzare ora questo, ora quel personaggio; altri francamente risultano superflui e fuorvianti rispetto al filone principale, tanto che in più di un’occasione ho perso la concentrazione e con la mente ho vagato verso altri lidi. E di certo, non aiutano i capitoli lunghi e così fitti da demotivare chi non ha molta dimestichezza con i romanzoni (e chi non ha occhi buoni!).
Ma veniamo agli aspetti positivi. Ho aspettato qualche giorno a buttar giù le mie impressioni perché Le correzioni è uno di quei libri a cui serve tempo per depositarsi.
“Potrei morire domani, mi sono detta, ma ora sono viva. E posso decidere di vivere. […]
E quando l’evento, il grosso cambiamento nella tua vita, è semplicemente una presa di coscienza, non è strano? Non c’è assolutamente nulla di diverso, tranne il fatto che vedi le cose in un altro modo e di conseguenza sei meno impaurita e meno ansiosa e nel complesso più forte: non è sorprendente che una cosa completamente invisibile nella tua testa possa sembrarti più vera di qualunque altra cosa tu abbia mai provato prima? Vedi tutto più chiaramente, e sai che stai vedendo più chiaramente.”
Spaccato a dir poco brutale di una famiglia americana normale, all’apparenza perfetta che però, dietro alla facciata perbenista, nasconde un mondo di imperfezioni e ipocrisie. Il loro è un groviglio di situazioni che mette insieme parecchie problematiche della società moderna, come la malattia, la depressione, l’omosessualità, l’adulterio, l’estorsione, la violenza sessuale. Un bel po’ di complicazioni per una famiglia sola, non c’è dubbio!
Ma, al di là delle singole vite dei personaggi, quello che mi ha colpito di più e in cui è forse più facile immedesimarsi, è il rapporto che i membri della famiglia Lambert hanno tra loro. Solidarietà, affetto e senso di appartenenza sì, ma anche gelosie, egoismi, insofferenza e desiderio di fuggire le responsabilità. In altre parole, una famiglia come tante altre.
Enid ebbe il presentimento che la famiglia che aveva cercato di riunire non fosse più quella che ricordava, e quel Natale non sarebbe stato affatto come quelli di un tempo. Ma fece del suo meglio per adattarsi alla nuova realtà.
Insomma, non è un libro di quelli leggeri, che divori con l’impellente smania di sapere come va a finire – e, per inciso, il finale sarebbe potuto essere meno sbrigativo – ma senza dubbio dà delle soddisfazioni e ottimi chiavi di lettura per riflettere sulla famiglia perfetta e sulle aspettative che ciascuno di noi ha sui membri della propria cerchia.