Due fratelli, Serge e Paul, si incontrano a cena con le rispettive mogli in un ristorante di lusso e discutono di un evento che ha scosso le loro vite perbeniste: i loro figli hanno ucciso una barbona dopo averla pestata a sangue. Questa “ragazzata” rischia di mandare all’aria il futuro di tutti, in primis la carriera politica di Serge.
Ho letto questo libro più di un anno fa e da allora l’ho prestato, regalato o consigliato a parenti e amici. Ed è come se lo avessi avuto fra le mani fino a ieri: le emozioni che questa storia mi ha suscitato sono più che mai vivide nella mia mente. Oggi è bastato riprenderlo e sfogliarlo per rivivere le stesse sensazioni di allora, lo stesso spaesamento.
La cena è un romanzo che scuote le coscienze. Gli interrogativi sono tanti: fino a che punto un genitore deve giustificare e proteggere il proprio figlio? La vita di un emarginato ha meno valore di quella di un ragazzo promettente? Esistono, quindi, vite di serie A e vite di serie B? La risposta sembra scontata ma l’autore è talmente abile a insinuare il dubbio che alla fine tutte le certezze, tutti i valori, tutti i codici di comportamento universalmente riconosciuti si scontrato con la realtà.
In un’atmosfera sfavillante di lusso e benessere, ci sono due coppie che chiacchierano amabilmente e discutono, ma senza scomporsi più di tanto. Più della violenza in sé, più del comportamento dei due cugini, fa rabbrividire la compostezza di questi quattro adulti che invece di avere una reazione isterica – come, credo, un genitore potrebbe avere vedendo crollare sogni e speranze del proprio figlio – stanno lì seduti serafici, composti, a scambiarsi convenevoli come se nulla fosse. E anche quando arrivano all’argomento scottante, con quale freddezza riescono a parlarne come di un “incidente”, una “ragazzata”, una sfortunata congiuntura di eventi.
Il romanzo di Koch smaschera le ipocrisie e il perbenismo della società d’oggi che mette in primo piano il successo, il denaro e il potere, e ha orrore dello scandalo. Così la paura che la propria vita e quella dei propri cari venga sconvolta tira fuori il mostro che c’è in noi. Homo homini lupus.
Doveva pur scoppiare una guerra da qualche parte, anzi, ancora meglio, un attentato, tanti morti, tante vittime civili di fronte alle quali scuotere la testa. Una frenesia di ambulanze, lamiere accartocciate di un treno o di una metropolitana, la facciata sventrata di un palazzo di dieci piani: solo così la senzatetto nella cabina del bancomat sarebbe finita in secondo piano, un incidente, un piccolo episodio in mezzo ai grandi eventi.
Questa era la mia speranza, nelle prime settimane.
Il libro è articolato in capitoli che scandiscono passo passo il procedere della cena – Aperitivo, Antipasto, Secondo piatto, Dessert, Digestivo. E, attraverso flashback retrospettivi, il lettore scopre la natura più recondita di Paul, vero protagonista e io narrante, e del suo rapporto col figlio.
La cena è un libro che si legge tutto d’un fiato, come fosse un thriller psicologico, dove la suspense viene mantenuta alta fino all’exploit finale che lascia davvero a bocca aperta.
Curiosità_ Da questo libro nel 2014 è stato tratto un film I nostri ragazzi, per la regia di Ivano De Matteo, con un cast di tutto rispetto: Alessandro Gassman, Luigi Lo Cascio, Giovanna Mezzogiorno, Barbora Bobulova. Tutto sommato piacevole, ma non regge il confronto con un libro che è davvero un capolavoro di cinismo.