Questa è la storia di Zahra Ahmed, nata donna dopo sette sorelle e per questo cresciuta come fosse un maschio. Questa è la storia di Mohamed Ahmed, un uomo che vive nella menzogna. A raccontare questa incredibile vita, il suo diario e la testimonianza di quelli che l’hanno conosciuto.
Come molti altri romanzi in circolazione, anche Creatura di sabbia ci riporta alla condizione retrograda e chiusa del mondo arabo, ma in questo libro c’è una carica emotiva del tutto inaspettata.
È la storia di una donna che sacrifica la sua vita per rispettare la volontà del padre, che costruisce intorno a sé un castello fatto di menzogne, un castello fragile, che come la sabbia rischia di sbriciolarsi ogni giorno che passa.
Lo scrittore marocchino tratteggia magistralmente il dolore di chi è costretto a reprimere pulsioni e desideri femminili, che impara a comportarsi come gli uomini e a guardare dall’alto in basso le donne – in primis quelle della sua famiglia – seguendo i dettami del Corano. Attraverso Zahra, entriamo in un mondo maschilista, creato da uomini e comandato da uomini, dove nascere ragazze è una calamità, una brutta cosa che si molla lì senza pensarci troppo.
La struttura è quella tipica del romanzo a più voci, in cui tutti, sia chi narra sia chi è lì solo come uditore, sanno (o pensano di sapere) quale fine abbia fatto questa creatura di sabbia dopo aver preso coscienza di sé. Così, passando di bocca in bocca, questa storia diventa leggenda, e a noi lettori non resta che chiederci quale sia la versione più accreditata.
15 aprile. Ho dato abbastanza da parte mia. Adesso cerco di risparmiarmi. Per me è stata una scommessa. L’ho quasi persa. Essere donna è una menomazione naturale della quale tutti si fanno una ragione. Essere uomo è un’illusione e una violenza che giustifica e privilegia qualsiasi cosa. Essere, semplicemente essere, è una sfida. Sono stanco e stanca.
Oltre al dolore della protagonista, c’è un altro dolore che emoziona e commuove: quello di sua madre, anch’essa vittima di una vita che non ha potuto vivere, martire di un’epoca che l’ha mutilata, ferita e semplicemente negata. È su di lei che grava il fardello di aver spezzato la vita di sua figlia, dalla quale, nel momento estremo dell’esistenza, non può che riceve solo pietà, non amore.
Ma se la trama non lascia indifferenti, altrettanto si può dire dello stile. A tratti la scrittura di Ben Jelloun si fa ingarbugliata, schizofrenica così da rispecchiare la mente del protagonista appannata da visioni, allucinazioni incubi e deliranti follie. A volte è davvero difficile stargli dietro, e non aiutano i continui cambiamenti dell’io narrante.
Posso assicurare che perderete il filo, tornerete indietro nelle pagine per cercare passaggi che vi sono sfuggiti, e alla fine non tutto sarà chiarito… ma qualcosa di questo libro resterà indelebile in voi.