Richiamata a Messina dalla madre intenzionata a vendere la casa di famiglia, Ida si trova faccia a faccia con i suoi fantasmi: un padre scomparso nel nulla e un rapporto madre-figlia fatto di silenzi.
Finalista al Premio Strega 2019, Addio fantasmi di Nadia Terranova è un romanzo sull’assenza, sul senso di abbandono di una adolescente diventata adulta che improvvisamente e senza un’apparente ragione ha perso l’amato padre. Dopo ventitré anni dalla sua sparizione, Ida è costretta a rituffarsi in quel passato, ad affrontare un dramma che ha sempre cercato di scansare come se fosse altro da sé, come se non le appartenesse.
Per tutti quegli anni, non affrontando il dolore della perdita, quell’assenza ha scavato un vuoto interiore, e intorno a quel vuoto Ida e sua madre hanno costruito un rapporto fatto di parole non dette e abbracci non condivisi. Non c’è stato conforto per una bambina rimasta orfana di padre. E d’altronde come si può superare il lutto quando non c’è un corpo esanime, quando non si è celebrato un funerale, quando non c’è una tomba su cui piangere?
Per cui questa donna ancora giovane e questa ragazzina hanno continuato a vivere fingendo che nulla fosse cambiato, come se quel posto a tavola e nelle loro vite non fosse mai rimasto vuoto.
No, non si smette di amare qualcuno quando il suo nome e il suo corpo si sono sottratti: degli assenti ci portiamo dietro la voce e l’odore, le due tracce più volatili, sapremmo riconoscerle ovunque e ogni tanto ci pare di sentirle, e allora ci affezioniamo a ciò che ce le ha ricordate, uno spazio o una persona o un rumore.
Lo dirò così, tutto d’un fiato: questo libro non mi è piaciuto. Trovo che sia un inutile giro di parole quando invece il plot era più che promettente. Tra il racconto di brevi aneddoti, ricordi passati e incubi ricorrenti non si approda a nulla, e la trama ne risulta rallentata, per non dire assente.
Alcuni passaggi sono indubbiamente degni di nota ed è facile riconoscersi nel dramma di una perdita, ma non basta. L’autrice ha dato alla sua opera un taglio introspettivo con vaghi riferimenti psicoanalitici – basti pensare ai frequenti sogni raccontati – ma il tutto risulta forzato e, di conseguenza, finto.
E poi non è che i personaggi brillino per simpatia: Ida è francamente un’egoista e non è che abbia compiuto chissà quale percorso di crescita personale in questo viaggio; sua madre è praticamente inconsistente (mi fa quasi pena); la migliore amica ha i suoi problemi e non vuole più avere a che fare con lei (e come darle torto!); Nikos ha anche lui un bel daffare con i suoi personali fantasmi del passato. Troppi drammi, troppi!
Un ultimo appunto vorrei farlo sullo stile. Va per la maggiore ormai cercare di impreziosire un testo attraverso frasi brevi, spezzate, con il presunto intento di arrivare dritto al cuore del lettore. Non sempre però l’espediente funziona. Si cerca il lirismo e si cade nella retorica. Ecco, è il caso di questo Addio fantasmi.