Alex, un’avvenente trentenne, viene rapita da un uomo mentre sta rientrando a casa, portata in un magazzino e rinchiusa in una gabbia di legno sospesa in aria. Per lei si profila una fine orribile ma quando finalmente la polizia irrompe sul luogo del sequestro, della ragazza non c’è traccia. Per quale motivo volevano ucciderla? E quale mistero si nasconde nel suo passato?
Alex, secondo volume della trilogia di Pierre Lemaitre, è insieme un thriller, un noir e un poliziesco molto ben congegnato.
La storia è incentrata sulle ricerche della protagonista, Alex appunto, che è stata rapita da un mitomane. A condurre le indagini è il commissario Camille Verhoeven, non certo un adone con il suo metro e quarantacinque di altezza, ma carismatico e seducente a modo suo.
A dire il vero, in prima battuta non sembra un investigatore dei più intuitivi, dato che è sempre un passo indietro rispetto alla sua preda, ma ha i suoi agganci e una spiccata capacità di ricostruzione. È infatti solo nel finale che la logica della sua intuizione viene fuori chiaramente e nel modo più imprevisto, facendo chiarezza sulla vicenda e mettendo dietro le sbarre l’improbabile colpevole. Direi che più che un detective d’azione, Camille è un poliziotto da interrogatorio, riflessivo e capace di scovare la più piccola anomalia in un quadro apparentemente molto chiaro.
E poi ha una sensibilità fuori dal comune. Il commissario ha un passato doloroso alle spalle: un passo falso gli è costata la donna della sua vita – ma questo è materiale di un altro romanzo, il primo, Irene. Ed è con quel fardello che si butta a capofitto nella sua indagine. Salvare Alex è un po’ redimersi per gli errori commessi.
Quando hai vissuto abbastanza, o eventi del genere ti hanno già sconvolto la vita, pensi di essere diventato immune, […] ti convinci che ormai non potrà succederti più nulla.
È una trappola.
Perché abbassi la guardia.
Per il destino, che è sempre all’erta, è il momento migliore per colpire.
E per ricordarti l’infallibile puntualità del caso.
Ma chi è realmente Alex? È una donna misteriosa e affascinante che conquista gli uomini al primo sguardo e li attira nella sua rete. Di lei non si comprendono appieno le mosse, benché a capitoli alternati sia proprio lei la voce narrante che descrivere cosa succede e cosa ha in mente. Ma sempre senza lasciar intravedere la sua anima più profonda. Sarà ovviamente Camille a sciogliere l’enigma.
Questo di Lemaitre è un thriller di cui va indubbiamente riconosciuta la costruzione narrativa che cattura il lettore e via via alza il livello di tensione. Ma è anche uno di quei libri che costringe il lettore a sospendere il giudizio perché il confine tra bene e male, tra giusto e sbagliato, tra vittima e carnefice è davvero sottile.
Ho conosciuto Pierre Lemaitre con Ci rivediamo lassù, un romanzo sul valore dell’amicizia come antidoto alle disillusioni del dopoguerra, e lo ritrovo nelle vesti di un investigatore di polizia. Devo dire che in entrambi i casi la tipologia di scrittura è ciò che conquista il lettore e lo tiene arpionato saldamente alla storia.