Nella Russia stalinista, Leo, funzionario della polizia di Stato, deve mettere a tacere le insinuazioni sull’omicidio di un bambino, laddove il caso è stato liquidato come un semplice incidente. Eppure il dubbio si insinua in lui, ma deve muoversi con molta cautela: qualsiasi passo falso può costare la vita sia a lui che a sua moglie Raisa.
A metà tra thriller e noir, Bambino 44 è un romanzo dalla forte carica espressiva, a tratti crudo e spietato. Ambientato in un periodo tra i più duri che la storia dell’umanità abbia conosciuto – quello della Russia stalinista, repressiva e violenta – riesce a calare il lettore in un’atmosfera carica di sospetto e paura, dove un qualsiasi banale errore è punibile con l’incarcerazione o con la morte, dove non esiste lealtà agli amici o alla famiglia e la denuncia di un consanguineo può significare la salvezza per sé. Un periodo in cui torture ed esecuzioni, spesso disposte solo sulla base di un sospetto, sono all’ordine del giorno.
Si era sforzato di convincersi che certe cose non esistevano in quanto fini a se stesse, ma per una ragione precisa, a fin di bene, di un bene più grande. Esistevano per terrorizzare; il terrore era necessario; il terrore proteggeva la Rivoluzione. Senza quello, Lenin sarebbe caduto. Senza quello, Stalin sarebbe caduto.
La vicenda centrale del libro ruota intorno alla figura di un misterioso assassino di bambini ed è ispirata alla storia vera di Andrej Chikatilo, il mostro di Rostov, che però colpì tra il ’78 e il ’90.
Ben costruito l’intreccio narrativo: il primo capitolo – di una bruciante brutalità – resta impresso durante tutto il percorso di lettura per individuare il nesso che un preludio così nefasto possa avere con lo svolgimento dei fatti trattati.
Scorrevole e intrigante, perde giusto un po’ di ritmo nella parte centrale del libro per poi recuperare con un exploit finale che cattura senza scampo: le ultime 200 pagine sono un crescendo di adrenalina e tensione che lascia col fiato sospeso.
Banbino 44 è, a mio avviso, uno dei libri meglio riusciti del genere thriller perché sa mescolare sapientemente elementi come suspense, inquietudine e colpi di scena. Il tutto sostenuto da una ricostruzione storica che, se pur romanzata, riesce a riprodurre nei dettagli il clima di terrore che imperversava nella Russia stalinista.
Proteggere qualcuno significa legare a doppio filo il proprio destino al suo.
Che dire? Gran bel libro!