Quando Adriana bussa alla porta con un neonato tra le braccia, sua sorella la accoglie e si prende cura di lei come sempre ha fatto da quando sono piccole. Anni dopo, è ancora una volta l’affetto per sua sorella a riportare la protagonista in Italia e al Borgo in un viaggio che è insieme un tuffo nel loro comune passato e rivelazione di quanto è successo recentemente.
Dopo tre anni dall’uscita de L’Arminuta, Donatella Di Pietrantonio torna con Borgo Sud a raccontarci la vita della sua eroina (ancora una volta senza darle un nome proprio) lasciando passare un lasso di tempo tale da renderla matura.
Della ragazza che è stata, dell’Arminuta abbandonata prima dalla madre naturale e poi restituita alla famiglia d’origine come un pacco, rimangono poche tracce. Ora è una donna fatta e finita, una professoressa stimata, una moglie. Resta latente in lei un senso di solitudine, di abbandono che l’ha resa ancor più protettiva nei confronti della sorella minore, Adriana, unica della sua famiglia con cui condivide un affetto sincero e ricambiato.
Due sorelle molto diverse: l’una è inquieta, irruente, quanto l’altra è posata e inquadrata nella sua vita normale ma felice.
Eppure entrambe hanno sofferto l’anaffettività di una madre brusca, che ha speso tutto il suo amore sulla tomba del figlio prematuramente morto.
Con mia sorella ho spartito un’eredità di parole non dette, gesti omessi, cure negate. E rare, improvvise attenzioni. Siamo state figlie di nessuna madre. Siamo ancora, come sempre, due scappate di casa.
Non solo, ma le due sembrano avere la vita segnata da una maledizione. Entrambe hanno dedicato la vita a un amore che non le ha ripagate con le dovute attenzioni, con lo stesso sentimento incondizionato. Si sono donate senza freni, anche a rischio della propria incolumità.
Ma l’essere passata attraverso diversi abbandoni ha reso l’Arminuta una donna forte, consapevole che la delusione fa male ma non uccide, e questo le dà la forza di cercare la sua strada a chilometri di distanza, a Grenoble.
Fa da sfondo – ma diventa quasi un personaggio del romanzo – Borgo Sud, la zona di Pescara dove pescatori e commercianti si aiutano vicendevolmente, dove tutti conoscono tutti ma dove l’omertà copre gli abusi che si consumano tra le mura domestiche.
In questo ultimo romanzo si ritrova la stessa atmosfera dolce-amara presente ne L’Arminuta, Mia madre è un fiume e in Bella mia così come è riconoscibile la penna senza fronzoli, quasi lirica, dell’autrice.
Un bel romanzo, ma non così originale come il precedente!