Chi si aspetta di ritrovare l’amato Sándor Márai resterà deluso. E non perché sia un brutto libro in sé, ma perché è talmente sopra le righe da non essere in nessun modo accostabile agli altri romanzi dell’autore.
Romanzo
Già da questa prima opera Yehoshua è alle prese con la vita coniugale, con le sue difficoltà e incomunicabilità. Intenso e magnetico, questo romanzo merita di essere letto e riletto.
Un gran bel romanzo corale sugli effetti devastanti che una guerra ha su chi la combatte e su chi resta a casa a sperare in un ritorno.
Una storia che parte sotto i migliori auspici, ma perde troppo presto mordente trascinandosi per pagine e pagine (349 interminabili pagine, per l’esattezza).
Crudo e doloroso, questo romanzo racconta la caparbietà di una donna che non si lascia piegare dall’orrore degli uomini, ferita nel corpo ma forte nello spirito.
Un romanzo a tratti molto commovente ma nell’insieme abbastanza discontinuo: si passa da capitoli così densi da far venire le lacrime agli occhi ad altri superflui, quasi senza senso e a volte ripetitivi.
La storia di un amore che, per quanto immenso, non ricuce lo strappo di un abbandono.
Tre amiche, una promessa fatta vent’anni prima e il caso che ci mette lo zampino.
Un romanzo che non si legge tutto d’un fiato, ma si apprezza man mano che si procede nella lettura, fino all'ultima delle 540 pagine.
Un classico della letteratura che mette sotto i riflettori un fatalismo che ha la sua ragion d’essere nell’essere estraneo – e perciò straniero – alle logiche del mondo.