Hermann e Carin si conoscono in Svezia, si innamorano e presto tutta la Germania li acclama; quindi l’incontro con Hitler e con la Storia che scriverà indelebilmente i loro nomi tra quelli dei carnefici della Seconda guerra mondiale. A spezzare l’idillio, la morte di lei. Ma Hermann, se pur impegnato nel suo ruolo politico, non può accettare che la tomba della sua amata venga profanata: da qui i suoi cinque funerali.
Un incontro fortunoso e un colpo di fulmine legano per sempre Hermann, il giovane aviatore tedesco di stanza in Svezia, e Carin, già madre e moglie del barone von Kantzow. Inizia così il romanzo di Pietrangelo Buttafuoco, una grande storia d’amore tra due moderni Tristano e Isotta, che, forti dei loro sentimenti e incuranti dello scandalo, diventano ben presto un simbolo per tutto il popolo tedesco. Lui è l’asso dei cieli, l’erede del Barone Rosso e si è distino valorosamente nella Prima guerra mondiale. Lei è la sua dea, prostrata però nel corpo dalla tubercolosi.
I cinque funerali della signora Göring è il racconto di questo amore struggente, delicato, profondamente romantico. Buttafuoco riesce a tratteggiare il lato più umano del Male. Difficile immaginare il braccio destro di Hitler come un innamorato folle d’amore, eppure da queste pagine emerge una figura premurosa, attenta ad ogni esigenza della sua compagna, capace anche di mentirle per non darle ulteriori sofferenze. Un quadretto il loro che poco si concilia con quello riportato sui libri di storia.
E il lettore, volente o no, si appassiona alla loro vicenda, parteggia per loro, si lascia conquistare dall’amore vero. Hermann e Carin sono una squadra, sono complici, sono l’uno il sostegno dell’altra. Ma è lei la mente, è lei ad assicurare al marito un posto d’onore tra le schiere dei potenti. Hermann è il suo schiavo. Nel solco di lei, si muove lui.
Sono in alto, i Göring. E solo un fatto può farli riprecipitare nell’ombra. La fondamentale protagonista femminile della nuova Germania, Carin – vera e propria prima donna non avendo il Führer una compagna –, è malata.
Così pure alla morte di lei, il lettore non può che provare compassione e pena per quest’uomo che, anche rimanendo nell’immaginario collettivo un Mostro, è pur sempre un vedovo affranto e sconsolato.
Nella seconda metà del libro il ritmo si fa più incalzante e si viene trascinati nelle vicende legate ai trasbordi della salma di Carin. Pochi i riferimenti ai fatti che imperversano in Europa – ecco, forse mi sarei aspettata una contestualizzazione più approfondita –, ma si vede che dietro a questo racconto ci sono un’attenta ricerca storica e un interesse per fatti e personaggi che, nel trambusto dei grandi eventi, si sono persi nell’oblio della memoria. Bravo Buttafuoco!