David Golder è un uomo d’affari che sembra avere come unico scopo nella vita quello di arricchirsi e aumentare il suo potere. Non diversamente da lui, chi lo circonda non chiede altro che mantenere il proprio status, anche se questo significa lasciare indietro i veri valori e perfino l’amore per i propri cari.
La Némirovsky di David Golder non è la scrittrice affermata delle opere successive; è una sconosciuta e giovane ragazza alle prime esperienza letterarie in cerca di un editore disposto a scommettere su di lei. Giovane sì, ma promettente, che in 180 pagine riesce a tratteggiare un quadro cristallino (benché poco edificante) della borghesia degli anni Venti.
Più moderno di tanti romanzi scritti al giorno d’oggi, questo libro tocca temi come l’alta finanza e il bisogno continuo e irrefrenabile di fare soldi, accumularne sempre di più. Ma soprattutto è evidente il bisogno di mostrarla questa ricchezza, ostentarla nell’abbigliamento, nei gioielli, negli arredi, nelle ville, nello stile di vita. E tutto per il gusto di sbattere in faccia agli altri il proprio status.
«Deve essere molto ricca, la vecchia cornacchia» pensò Golder. «Capita sempre così, a noi. Ci ammazziamo di lavoro perché “loro” si arricchiscano…» Rivide sua moglie che appena lui entrava nascondeva precipitosamente il libretto degli assegni, come fosse un pacco di lettere d’amore.
Il denaro, ecco cosa muove tutti i personaggi di questo romanzo.
David è un uomo di potere, uno di quelli che gli affari li fiuta da lontano, che sa fare soldi a palate, che manovra gli altri come pedine su una scacchiera (e già dalla descrizione fisica non ho fatto che avere davanti agli occhi la figura di Donald Trump). Ed è un uomo cinico, spregiudicato, che non guarda in faccia nessuno pur di avere un tornaconto personale.
Anche i personaggi minori, quelli che ruotano intorno a lui, non vogliono altro se non i suoi soldi e il suo stesso potere, arrivando per questo a mettere in discussione tutto, anche i legami di sangue.
Che i soldi non facciano la felicità non lo scopre certo la Némirovsky, ma ne dà un assaggio quanto mai veritiero in queste poche pagine, mettendo in luce la vita fasulla dei ricchi, tutta lustrini ma vuota di sentimenti.
David Golder è un romanzo che esce dagli schemi dei romanzi dell’autrice francese – ricorda piuttosto autori suoi contemporanei come Simenon e Márai per il cinismo e la freddezza della scrittura – ma che denota ancora una volta l’abilità innata di questa scrittrice di indagare le infine sfaccettature della psiche umana.