Kimiko, una giovane scrittrice di romanzi d’amore, incontra Gorō e con lui trascorre una piacevole serata all’acquario di Tokio e una notte di passione. Ma lui è già impegnato con un’altra donna e la loro storia non sembra avere futuro. Se non fosse che i delfini ci hanno messo lo zampino…
Quando ho comprato questo libro ero curiosa di sapere come scrive e cosa scrive oggi Banana Yoshimoto. C’è stato un periodo della mia adolescenza in cui macinavo i suoi libri con voracità. Dopo quasi vent’anni torno a lei, forse anche un po’ per capire com’ero io da ragazzina.
Ho iniziato Delfini dopo una serie di letture tutt’altro che leggere e sentivo il bisogno di qualcosa di semplice, spensierato, che non richiedesse grande impegno e grande concentrazione. Ma Delfini non è soltanto leggero, è del tutto inconsistente. Senza spessore.
Da subito ho avuto l’impressione che mancasse un collante agli episodi narrati, quasi buttati lì sulla carta tanto per riempirla di inchiostro. Alla fine la storia in sé poteva essere raccontata in dieci, venti pagine, per cui Banana Yoshimoto fa spostare la sua protagonista da un luogo all’altro, la fa incontrare con vari personaggi – più comparse che veri e propri personaggi – solo per allungare il brodo. E, come se non bastasse, deve aver trovato originale piazzare qua e là un po’ di sovrannaturale.
Fatemi dire anche due parole sui dialoghi. Dire che sono poco credibili è un eufemismo. Esempio. Quando Kimiko dice a Gorō che è rimasta incinta, lui dice quello che direbbe ogni amante occasionale: Avevo sentito dire che tra i preservativi degli alberghi ce n’è qualcuno bucato. E lei, invece di buttarlo fuori casa, come avrebbe fatto chiunque: Secondo me quella notte noi due eravamo al culmine dell’innamoramento. Figurati che io non sono mai rimasta incinta in vita mia… E menomale! Poi, dieci pagine dopo, lui: Sai, a dire la verità è la prima volta che una mia compagna resta incinta, per cui è una strana sensazione.
Questo per farvi capire che tipo di genitori avrà quella povera creatura, concepita – a quanto pare – non grazie al rapporto sessuale (protetto, per giunta), ma dal fatto che dei delfini abbiano posato lo sguardo su questi due idioti patentati.
Sul web troverete commenti entusiastici su questo libro. C’è chi lo definisce intimista e delicato, e chi ha trovato chissà che ispirazioni da alcune riflessioni. Bene, lascio a voi il giudizio!