Durante un’estate afosa e noiosa nella casa di famiglia a Speziale, in Puglia, Teresa conosce Nicola, Bern e Tommaso, cresciuti come fratelli alla masseria vicina. Il sentimento che prova per Bern crescerà un’estate dopo l’altra e per seguire lui Teresa farà delle scelte di vita decisive, lontane dalla sua educazione ed estrazione sociale.
Dopo Il corpo umano e Il nero e l’argento, Paolo Giordano torna in libreria con Divorare il cielo, un romanzo incentrato principalmente sul tema di un amore difficile, che attraversa fasi alterne in età diverse. Innamorarsi, allontanarsi, ritrovarsi più maturi, allontanarsi di nuovo per il bene dell’altro.
Bern e Teresa sono i due personaggi principali. Lui è misterioso, tormentato, con l’ambizione di cambiare il mondo ma senza avere i mezzi per farlo; lei è una ragazza forte, capace di mettersi in discussione e rinnegare le proprie origini per seguire il cuore e trovare la sua vera identità.
C’è sempre molto da conoscere della vita di qualcun altro. Non si finisce mai. E a volte sarebbe meglio non iniziare affatto.
Ma questo libro non parla solo di amore: parla di ideali, di perseguire la causa in cui si crede andando contro tutti, perfino contro la legge. Parla di una gelosia che offusca la ragione. Parla di amicizia fraterna e di condivisione di gioie e dolori. Parla di sesso e di desiderio inconfessabile. Parla del sogno di diventare genitore. Parla di religione, di reincarnazione e di amore e rispetto per tutti gli esseri viventi.
Insomma, tratta tanti temi. Tanti e importanti.
Giordano ambienta la sua storia in una Puglia rurale, che ha radici ben impiantate nel passato, nelle tradizioni, in un mondo ancestrale in cui la tecnologia è ridotta al minimo indispensabile e gli odori, i sapori, i paesaggi sono quelli della terra brulla. Ed è proprio in nome di quella terra che i personaggi di questo romanzo si scagliano contro il sistema, approntando dei cambiamenti rivoluzionari e controcorrente.
Strutturalmente il romanzo segue un percorso poco lineare, con frequenti salti temporali e un racconto – affidato a Tommaso, l’unico superstite del trio originario – che ricompone il puzzle e colma i vuoti che Teresa e noi lettori abbiamo su alcuni passaggi cruciali delle vicende personali dei personaggi.
Tirando le somme devo dire che la storia ci mette un po’ a decollare e che alcuni episodi nella fase centrale potevano essere tagliati per favorire la continuità del filone primcipale, ma non posso non riconoscere che le scene finali sono a dir poco struggenti.