Pierre e Agnès sono due giovani innamorati di estrazione sociale diverse e per questo la loro unione è osteggiata dalle rispettive famiglie. Eppure il loro amore è più forte di tutto: più forte delle convenzioni, degli scandali, più forte delle ragioni economiche e sociali. Attraverso le loro vite, il lettore è guidato tra le vicissitudini che hanno interessato la Francia e l’Europa intera durante la Prima guerra mondiale e la Grande Depressione del dopoguerra. Poi lo scoppio della Seconda guerra mondiale… e niente sarà più come prima!
Ogni volta che mi accingo a iniziare un libro della Némirovsky mi viene l’acquolina in bocca; le aspettative sono altissime ma lei, libro dopo libro, le soddisfa tutte. Questa straordinaria scrittrice, morta nel campo di concentramento di Auschwitz, è una delle voci più accreditate di quell’epoca. E grida forte, troppo forte, per potersi tappare le orecchie e voltarsi dall’altra parte. È impossibile, dopo che si è incontrata, dimenticare lei o i suoi personaggi.
Nelle pagine dei suoi libri – ma ne I doni della vita in particolare – le emozioni, le paure, le aspettative e le disillusioni di una generazione sono vive, reali.
Palpabile è l’angoscia delle madri e delle moglie che aspettano notizie dal fronte dei loro uomini; tangibile è l’incredulità per ciò che succede intorno; dolorosa è la consapevolezza di dover ricominciare tutto da capo – ricostruire case e fabbriche, così come ricostruire dal nulla la propria vita. E tu dal di fuori vorresti urlare e avvertirli che no, non è finita. Il peggio deve ancora venire. L’orrore, quello vero, è alle porte (e la nostra Irène proverà sulla sua pelle le conseguenze della Storia).
Erano i primi giorni di guerra, quando ci si dispera per tutti i caduti e si piange per tutti quelli che partono. Più tardi, ahimè, ci sarà l’abitudine. Si penserà a una persona soltanto, al proprio congiunto. Ma all’inizio di una guerra il cuore è ancora completamente puro, non di pietra. È come se mille lacci lo serrassero e lo tenessero legato agli abitanti di un certo paese, o di una certa città, o di una certa provincia dove non si è mai stati, e il solo sentirne pronunciare il nome fa palpitare di speranza e di angoscia.
E se combattere una guerra è un’atrocità per una vita sola, due sono troppe.
Eppure la vita, in cambio di tanta sofferenza, qualcosa in cambio regala. In primis, l’amore: amore materno, amore filiale, amore passionale tra due novelli sposi. È questo il messaggio che trapela in ogni pagina e in ogni riga di questo romanzo. I due protagonisti, come moderni Romeo e Giulietta, sono pronti a spazzare via le macerie e a ricominciare, perché il loro amore è più forte, deve esserlo. Bisogna credere che c’è qualcosa di più grande per cui vale sempre la pena di vivere, nonostante tutto…
Quando ormai ero a una manciata di pagine dalla fine, non riuscivo a credere che stavo per dire addio a Pierre e Agnès e alla loro famiglia. Ma tra me e la Némirovsky non è finita qui, siamo solo all’ennesimo arrivederci!