Dieci storie, dieci spaccati che focalizzano l’attenzione sulle vite spezzate da un attacco terroristico. Vittime e carnefici ritratti in un grande mosaico che definisce la tragedia del terrorismo basco.
Chi ha letto il meraviglioso Patria, non può non leggere la raccolta di racconti che l’autore Fernando Aramburu ha pubblicato qualche anno prima, Dopo le fiamme.
Dieci racconti che inquadrano il dramma di altrettante famiglie colpite dagli attacchi terroristici dell’ETA. Dieci vittime che però vivono il dolore a modo loro, ed è proprio questa unicità dei sentimenti a renderli veri, autentici. C’è la ragazza mutilata per uno stupido scherzo del destino; c’è chi ha perso un marito o un figlio in un attentato; chi è costretto a lasciare il paese natio solo perché le malelingue hanno creato il vuoto intorno; c’è l’indifferenza dei vicini di casa che osservano le ingiustizie subite senza fare nulla; c’è il dolore di una madre che va a trovare in carcere il figlio terrorista; c’è il trauma di un figlio che ha assistito alla morte del padre e che per anni avrà difficoltà a fidarsi del prossimo; c’è la tortura di un carcerato a cui si cerca di far perdere il senno.
Una cosa che non posso scordare è il fischio delle pallottole. Non finiva mai. Pensavo: Dio mio, che finisca, ormai, l’avete ucciso, che volete di più?
L’autore non parla di politica né di fatti documentati, ma riporta solo la testimonianza del “dopo”, quando ormai la violenza è entrata tra le mura di una casa come tante, abitata da gente normale: la difficoltà di riprendere una vita normale, di togliersi dallo sguardo la paura, di accettare il passato e guardare al futuro.
La sua pena era di altro genere. Era, come potrei spiegarlo… un misto di sconforto e compassione nel vedere che esistono persone convinte che, per creare la patria dei loro sogni, si deve necessariamente causare dolore al prossimo. Persone con il sangue avvelenato dall’odio…
Non sono il tipo che si infiamma per i racconti, ma in questo caso devo dire che questo libro è l’eccezione che conferma la regola. Sarà perché i racconti hanno una tematica comune che li definisce, sarà che l’autore analizza lo stesso dramma da diverse prospettive, sta di fatto che il libro si legge con la stessa continuità di un romanzo ma con l’immediatezza che è propria dei racconti. Bellissimo!