L’anonimo protagonista di questo romanzo è un giovane disilluso e oppresso dalla società consumistica che lo circonda. Per evadere la realtà, frequenta assiduamente i più deprimenti gruppi di sostegno e sfoga la sua rabbia esistenziale negli incontri clandestini di box organizzati in tutta la città.
Devo fare mea culpa. Mancavo io all’appello di quanti hanno letto Fight club. Chissà perché ogni volta che mi imbattevo in questo libro mi tiravo indietro con una scusa o con l’altra. Sapevo più o meno la trama e ovviamente conoscevo a memoria il mantra che si ripete più e più volte durante la narrazione.
La prima regola del fight club è che non si parla del fight club. La seconda regola del fight club è che non si parla del fight club.
Alla fine mi sono convinta che fosse arrivato il momento di fare la conoscenza di Chuck Palahniuk.
Fight club è la storia di una vera e propria guerra al sistema capitalista, una guerra ad una società dove intere generazioni hanno svolto lavori che detestavano solo per comperare cose di cui non hanno veramente bisogno. Nel mirino finiscono tutti gli aspetti del consumismo, dai banchetti sontuosi ai profumi realizzati a discapito delle balene, dai mobili svedesi fatti in serie al facile ricorso alla liposuzione.
Il libro è del 1996 ma probabilmente, se fosse stato scritto 20 anni dopo, anche gli smartphone, i tablet, le minicar e i “ritocchino” estetici verrebbero messi sotto accusa.
Il mio consiglio è quello di leggere questo romanzo tutto d’un fiato perché ci si mette un po’ ad abituarsi ad una scrittura che spesso è ripetitiva e tutt’altro che lineare. Alcuni capitoli infatti sono costruiti in modo destrutturato, ribaltando il concetto stesso di causa-effetto. Come dice la Pivano nella Postfazione “chi vuole leggere questa storia deve accettare dunque le ripetizioni che martellano come ritornelli”. Non posso darle torto…
E a chi ha visto solo il film, dico che vale la pena comunque leggere il libro non solo perché il finale è più incisivo e dirompente ma soprattutto perché è proprio in questa scrittura allucinogena e delirante che il romanzo dà il meglio di sé.
Se non ho dato il massimo del punteggio è proprio perché all’inizio ho faticato a entrare in sintonia con questo stile. Ma la storia c’è tutta. Avvincente e cruenta al punto giusto. Ma soprattutto, geniale!